Alla fine ha dovuto piegarsi anche la recalcitrante Apple alle norme varate in Corea del Sud sul tema dei pagamenti su piattaforme alternative. La Mela ha impiegato diverso tempo in più rispetto a Google, che già a novembre si era allineata al disegno di legge approvato dall’Assemblea nazionale della Corea del Sud.

La vicenda dei “monopoli” di Apple e Google sui pagamenti è di attualità da anni nel panorama tecnologico, e la Corea del Sud è stata la prima nazione a muoversi concretamente per scardinare lo status quo. Scopriamo insieme tutti i dettagli.

 

Apple cede ai pagamenti fuori da App Store in Corea

Apple ha cercato una soluzione di compromesso e ad agosto ha annunciato dei cambiamenti alle commissioni chieste agli sviluppatori, costretta da una class action avviata negli USA: gli sviluppatori più grandi avrebbero continuano a versare il 30% dei pagamenti nelle casse di Cupertino, mentre per gli altri, praticamente la maggioranza, la commissione è stata dimezzata.

Ma l’apertura non è servita ad evitare il “peggio” per la salute di Cupertino. Il Korea Herald ha riferito che Apple ha fatto il primo passo verso l’allineamento illustrando alla Korea Communications Commission (KCC) come intende allinearsi alle nuove disposizioni, senza però dettagliare quando si concretizzerà il tutto perché prima ritiene di dover affrontare con la KCC alcune questioni dubbie.

Ecco le parole di Apple riportare dal Korea Herald: “Non vediamo l’ora di lavorare con il KCC e la nostra comunità di sviluppatori su una soluzione in favore dei nostri utenti coreani. Apple ha grande rispetto per le leggi della Corea, e lunghe collaborazioni con i talentuosi sviluppatori di app del Paese. Il nostro lavoro avrà sempre come obiettivo il mantenere l’App Store un luogo sicuro e affidabile“.

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