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Il vaccino Pfizer resta il siero più utilizzato in Italia anche in questa seconda fase della campagna di vaccinazione, quella per le cosiddette dosi “booster”. Dopo aver immunizzato più dell’80% dei cittadini con prima dose e richiamo, l’attenzione del Ministero della Salute si sposta ora sulle terze somministrazioni.

 

Pfizer, il perché di possibili modifiche al vaccino

Le prime inoculazioni per le terze dosi di Pfizer sono partite già dallo scorso mese di Settembre ed hanno riguardato perlopiù cittadini con fragilità e malattie pregresse così come gli anziani e gli ospiti delle residenze sanitarie.

Da questa fine di Novembre però la terza dose di Pfizer sarà somministrata anche a tutta la popolazione adulta. Per evitare una nuova insorgenza di casi gravi a causa del virus, gli italiani sono chiamati ad effettuare la cosiddetta somministrazione “booster” a cinque mesi di distanza dall’ultimo richiamo.

Pfizer, intanto, proprio in vista del suo impatto sulle campagne vaccinali di mezzo mondo sta pensando anche ad una serie di “aggiornamenti” per il suo farmaco. Per i prossimi mesi, infatti, l’azienda farmaceutica potrebbe anche modificare il codice genetico del vaccino, al fine di adattare questo alle più recenti varianti del virus.

Ad oggi, la variante Delta è ben coperta dalla versione attuale di Pfizer, ma nel corso dei prossimi mesi potrebbero sopraggiungere varianti più contagiose oltre che anche più pericolose di quelle attuali. Da qui la necessità di avere un vaccino sempre pronto ad intercettare le costanti e continue modifiche del patogeno con la creazione di nuove varianti.

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