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Mercoledì il Tribunale di Milano ha confermato con una sentenza che la compagnia telefonica TIM dovrà rimborsare i clienti che tra il 2017 e il 2018 avevano pagato le bollette ogni 28 giorni, anziché ogni 30 giorni, come sarebbe stato corretto per un canone mensile.

La sentenza conferma un provvedimento del 2018, ma estende l’orizzonte temporale entro il quale i clienti TIM hanno diritto al rimborso (invece che da giugno 2017 ad aprile 2018, da aprile 2017 ad aprile 2018). Per ottenere il rimborso è necessario fare specifica richiesta.

La causa contro TIM è stata avviata dal Movimento Consumatori, associazione che si occupa di tutela dei diritti di quest’ultimi. Nel 2018 il Tribunale ha inoltre stabilito che TIM avrebbe dovuto informare i consumatori interessati e accogliere le richieste di rimborso entro 30 giorni dal ricevimento delle stesse (decisione confermata anche dalla sentenza di mercoledì).

Anche altre aziende ci hanno provato

Nel luglio di quest’anno il Tribunale di Milano aveva emesso la stessa sentenza anche per la compagnia telefonica WindTre.

La fatturazione a 28 giorni era la pratica con cui le compagnie telefoniche rinnovavano le offerte ogni quattro settimane anziché ogni mese, accorciando così i periodi di fatturazione e aumentando di fatto i costi per gli abbonati ai servizi: consentiva alle aziende di incassare 13 mesi all’anno invece di 12, pur proponendo un’offerta “mensile”, ottenendo ricavi maggiori di circa l’8,6 per cento rispetto a quelli che si sarebbero prodotti con la fatturazione classica.

La pratica era stata adottata anche da altri operatori telefonici. Dopo ampie proteste, nel marzo 2017 l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) chiese alle imprese di tornare alla classica fatturazione mensile. Successivamente, nel dicembre 2017, il Parlamento ha approvato una legge per obbligare gli operatori telefonici a tornare alla fatturazione mensile a partire dall’aprile 2018.

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