Nel mondo dell’ingegneria un ruolo di primissima importanza è rivendicato dal calcestruzzo, tale materiale da costruzione è infatti adoperato per ergere numerosissime opere, dall’architettura strutturale fino addirittura ai contenitori per le scorie nucleari, ecco dunque perchè, conoscerne bene la degradazione è un dettaglio importantissimo per prevenire incidenti.

Juan Pablo “JP” Gevaudan, assistente professore di ingegneria architettonica e ricercatore principale di una sovvenzione triennale di 800.000 dollari dal programma universitario di energia nucleare del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE), ha proprio a cuore questa tematica, secondo lui bisogna conoscere bene queste dinamiche, dal momento che i metalli contenuti nel calcestruzzo per rinforzarlo vanno incontro a corrosione minandone la resistenza.

 

Un nuovo materiale in arrivo

Il professore sarà a capo di un progetto con l’obbiettivo di creare un nuovo materiale in grado di offrire una resistenza all’erosione decisamente superiore, l’idea è quella di creare un cemento in grado di immobilizzare i radionuclidi in modo da limitarne il potenziale dannoso, dal momento che in caso di fuoriuscita potrebbero portare a danni importanti.

La roadmap prevede l’impiego dei primi 18 mesi nella creazione di un calcestruzzo in grado di immobilizzare i rifiuti nucleari utilizzando le interazioni chimiche organiche e inorganiche, dopodiché nei successivi 18 mesi l’idea è quella di sviluppare un materiale tampone in grado di proteggere i contenitori dall’erosione in modo che non vadano incontro a crepe.

Per accelerare i tempi e migliorare il processo, il team ha acquistato un reattore automatizzato da Mettler Toledo, una società che produce strumenti di precisione per una vasta gamma di campi, il quale consentirà di individuare la fase di lega migliore per poi riprodurla rapidamente.

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