Razer si sta “preparando per il metaverso“. Il suo amministratore delegato Min-Liang Tan parla di “equilibrio tra il mondo fisico e quello virtuale”. Il nuovo gamepad Kishi fa parte di questo progetto, ma è solo l’inizio. Kishi è un controller che abbraccia perfettamente il concetto di metaverso.

Il passaggio dal fisico al digitale è quello che Tan descrive come una grande “dicotomia”. I sostenitori del Metaverse riterranno che il mondo digitale sia altrettanto “reale” quanto il mondo fisico. Una visione che sarà incoraggiata dalla generazione di “nativi digitali” – giovani cresciuti a loro agio con la tecnologia. “Forse ci sarà una generazione che dirà che il mondo virtuale è in realtà più importante del mondo fisico”. Tan ritiene che Razer abbia tutti gli strumenti e le interfacce per accedere al mondo virtuale – mouse, tastiere, laptop – e meccanismi di pagamento per facilitare le transizioni. Adesso anche un gamepad economico e versatile. Il numero di servizi offerti non farà altro che aumentare.

Metaverso: Razer Kishi è solo l’inizio di un progetto a lungo termine

È questo contesto che rende comprensibile la spinta di Razer verso l’offerta di nuovi servizi. La società ha 150 milioni di utenti sulla sua piattaforma software e Razer Gold può essere utilizzato per acquistare giochi, abbonamenti e altro su numerose piattaforme tra cui Steam, Tinder, i giochi di Blizzard, di Tencent e altro ancora. L’azienda ha anche un’industria fintech. Tan mira ad una maggiore interoperabilità. “Ci sono sempre piaciuti gli ecosistemi aperti”.

È un atteggiamento più vicino a quello di Zuckerberg, rispetto ad esempio all’attitudine di Apple sul metaverso. Facebook sta dando filo da torcere ai restanti membri del cosiddetto “Big Five” – ​​Apple, Google, Amazon e Microsoft. Tan, tuttavia, afferma che tutto è ancora in gioco anche per Razer. “Il metaverso sarà letteralmente un universo parallelo all’universo fisico. Non abbiamo nemmeno sfruttato tutto ciò che è possibile sfruttare nell’universo fisico”.

Molte aziende tecnologiche dipingono il metaverso come un modo benevolo per superare le barriere socioeconomiche del mondo fisico. I critici, tuttavia, sottolineano che le origini del metaverso sono da attribuire a Snow Crash di Neal Stephenson, che lo dipinge come “una condizione povera e disperata letteralmente governata da franchising aziendali”.

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