Da quando l’equipaggio di volo della Expedition 1 è salito a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) il 2 novembre nel 2000, le spedizioni nello spazio sono aumentate a dismisura.

L’ISS è nata come base spaziale destinata a durare solo 15 anni. Tuttavia, a distanza di tutti questi anni continua ad essere il laboratorio per eccellenza per molte agenzie spaziali piuttosto importanti. Nonostante il successo sempre riscontrato dall’ISS e le agenzie di riferimento che la utilizzano – tra cui la NASA – di recente sono state rilevate alcune incongruenze dovute ad attrezzature obsolete. I danni che potrebbero provocare queste attrezzature sarebbero irreparabili.

Secondo Vladimir Solovyov, un importante ingegnere missilistico russo, le crepe appena scoperte sul modulo Zarya, che è la parte più antica della stazione spaziale e oggi utilizzata solo per immagazzinare attrezzature russe, potrebbero “iniziare a diffondersi nel tempo”. Essendo un laboratorio di microgravità in gran parte non protetto dall’atmosfera terrestre, l’ISS si è dimostrato utile per più scopi. Può aiutare comprendere in che modo sopravvivere e vivere in modo autosufficiente su altri pianeti. Gli scienziati hanno imparato a coltivare piante, identificato microbi spaziali sconosciuti e ideato metodi per combattere l’atrofia muscolare e la perdita ossea. I produttori di vino in Francia hanno persino inviato una dozzina di bottiglie di Bordeaux per capire come il gusto sarebbe cambiato con l’assenza di gravità.

Purtroppo, a differenza di un buon vino, l’ISS peggiora con il passare del tempo. Solovyov aveva precedentemente avvertito che una “valanga” di problemi avrebbe colpito l’ISS soprattutto a partire dal 2025. Fulcro di tutti i problemi è l’invecchiamento delle attrezzature e dell’hardware. La gravità delle nuove crepe non è ancora nota, ma è solo l’ultimo di una serie di problemi che affliggono le navicelle pronte a partire con l’ISS.

ISS: danni senza via d’uscita per la celebre Stazione Spaziale Internazionale

Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, ha un contratto per rimanere con l’ISS che dura fino al 2024, data fissata dalla Nasa per ritirare la stazione spaziale. Da allora quella data è stata rinviata ad un promettente 2030, anche se sembra sia ancora incerto.

A marzo, il funzionario della Nasa, Phil McAlister, ha avvertito che l’ISS “potrebbe esser colpita da un’anomalia irreversibile in qualsiasi momento”. Fortemente consigliato il passaggio responsabile alle imprese private e commerciali. Con artisti del calibro di Boeing e SpaceX desiderosi di utilizzare la piattaforma per i propri sforzi, la domanda sarà cosa verrà dopo. “Prevediamo di espandere la stazione spaziale come progetto governativo fino al 2030”, ha dichiarato l’amministratore della Nasa Bill Nelson al 36° simposio spaziale la scorsa settimana. “E speriamo che sarà seguito da altre stazioni commerciali”.

Aziende private come SpaceX hanno piani a lungo termine per avventurarsi ancora di più nello spazio creando basi e colonie sulla luna e su Marte, mentre la Nasa rischia di perdere il suo punto d’appoggio nell’orbita terrestre bassa – e con essa, la sua importanza. La Cina nel frattempo sta già lavorando alla propria stazione spaziale. Mentre la Russia ha annunciato il mese scorso i nuovi piani per costruire e gestire il proprio laboratorio a partire dal 2030. I due paesi hanno anche firmato un accordo per sviluppare congiuntamente una base lunare e hanno invitato l’Agenzia spaziale europea per collaborare con loro. La fine dell’ISS potrebbe essere la fine della significativa collaborazione internazionale della Nasa.

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