Apparentemente Twelve Minutes potrebbe sembrare una delle solite avventure punta e clicca che abbiamo già visto in passato, ma fin dai primi minuti di gameplay è riuscita a ribaltare la situazione, grazie ad un loop temporale che ci riporta immediatamente a The Stanley Parable. Tre stanze, tre personaggi e un grande mistero, che trasformano questo titolo in un thriller entusiasmante e in un esperimento di gioco che cerca di portare il giocatore ad un nuovo livello di immersione: come giocatori siamo allo stesso modo demiurghi di questo mondo e vittime dell’inevitabile svolgersi degli eventi. Eppure non sempre Twelve Minutes riesce nel suo intento, perdendosi in un bicchier d’acqua proprio nel finale, dopo una crescita esponenziale che si blocca con una manciata di loop.

 

Loop e interpreti d’eccezione

La storia è molto semplice: veniamo immediatamente catapultati in questo mondo, che sembra quasi partire da uno dei corridoi di The Shining, all’interno di un piccolo appartamento. Il nostro protagonista rientra a casa, di sera, dopo una lunga giornata di lavoro e trova ad accoglierlo sua moglie, che ha preparato una bella sorpresa per lui. Ma la sorpresa sarà un’altra, e dal momento dell’apparizione del poliziotto tutto andrà progressivamente a rotoli. Non vi svelo di più per farvi godere a pieno questa esperienza, basata interamente sulla sceneggiatura.

Ma quello che posso dirvi è che troviamo degli interpreti d’eccezione per le voci dei tre protagonisti: il protagonista è interpretato da James McAvoy (il famoso Charles Xavier degli X-Men), Daisy Ridley nei panni della moglie (Rey della nuova trilogia di Star Wars) e Willem Dafoe, che dà vita al personaggio del poliziotto (non servono presentazioni). Purtroppo, nonostante questo cast da sballo, le interpretazioni, in particolare quelle del protagonista e della moglie, non sembrano dare uno spunto in più all’esperienza generale del gameplay e se non fosse per la pubblicità che hanno portato al titolo, forse non ce ne saremmo nemmeno accorti. L’unico a dare particolare rilievo al proprio personaggio è Dafoe, con il ruolo del poliziotto, che risulta estremamente credibile e minaccioso.

Finite le presentazioni, è il loop a prendere il sopravvento, con la storia che è guida per il giocatore e subordinata alla volontà del giocatore. Possiamo fare ciò che vogliamo (o quasi) e passare rapidamente da un’esperienza soft ad una invece più estrema con un semplice clic del mouse. Fondamentale l’interazione con gli ambienti, tre appunto con salone/cucina, bagno e camera da letto, e con gli oggetti che possiamo trovare in giro. Ogni elemento non è messo a caso e potrà essere sfruttato per guidare la storia in una direzione piuttosto che un’altra. Un coltello da cucina balza all’occhio fin dai primi istanti, delle tazze, l’armadietto dei medicinali del bagno: ogni elemento, perfino combinato con altri darà via a nuovi loop sempre più entusiasmanti. Da un momento all’altro vi accorgerete di aver passato in quelle tre stanze diverse ore e decine e decine di loop: ormai conoscete a menadito ogni angolo degli ambienti, ogni oggetto, eppure Twelve Minutes continuerà a stupirvi con nuove scoperte.

Ma non tutti gli esperimenti hanno un lieto fine, e purtroppo Twelve Minutes fallisce proprio sotto il suo aspetto più forte: i loop che ci hanno permesso di avanzare con la storia, scoprendo nuovi dettagli ad ogni esperienza e conoscendo sempre meglio i personaggi, arrivano alla fine ad una rapida interruzione, che disorienta il giocatore. Ci si aspetta di poter scoprire nuovi dettagli e magari di arrivare ad un finale proprio con il prossimo loop, ma tutto si riduce a premere la giusta combinazione di dialoghi o di azioni fini a se stesse per concludere. Non c’è un solo finale, ma numerosi, eppure siamo rimasti sorpresi da questa improvvisa svolta. Una svolta che cambia le carte in tavola lasciando il giocatore in balia di se stesso, senza più potere sugli avvenimenti e solo alla ricerca di una combinazione difficile da trovare e frustrante da proseguire.

 

Grafica e conclusioni

Con un titolo come Twelve Minutes di Luis Antonio l’aspetto grafico passa decisamente in secondo piano, ma non possiamo esimerci dal fare qualche piccola critica. Senza contestare lo stile grafico scelto, volutamente The Sims, abbiamo riscontrato una mancanza generale di dettagli laddove invece ci saremmo aspettati una cura maggiore. D’altronde sono solo tre stanze e un’accuratezza maggiore senza artefatti sicuramente avrebbe reso di più anche ai fini dell’esperienza finale. Da segnalare alcuni artefatti riscontrati su monitor ultrawide (non supportato dal gioco) proprio ai lati dello schermo, dove si potevano intravedere dei doppi sottotitoli o alcune sezioni della casa.

Insomma, Twelve Minutes è un esperimento che esalta la sua vena thriller in un modo che pochi altri titoli dello stesso genere riescono a fare, ma che si perde nel finale in modo del tutto inaspettato. Sicuramente da provare, ma solo se siete dei fan del genere: la sua longevità non è male, soprattutto considerando l’ambientazione limitata, con un gameplay che può arrivare tranquillamente a 6-7 ore, a seconda di come lo giocate e di quanti finali volete scoprire. Il prezzo su Steam di 20,99€ sicuramente lo aiuta, con un posizionamento nella fascia economica del mercato e che senza dubbio riuscirà ad attirare più giocatori su questo fronte.

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