Saranno giornate di fuoco, e non soltanto per il caldo torrido in arrivo: nelle prossime due settimane si disputeranno le ultime partite per decretare il vincitore degli Europei di calcio, o per meglio dire del Campionato Europeo di Calcio.

Nella serata di ieri si è disputata una partita che dire accesa e piena di colpi di scena è dire poco, e uno degli attori più importanti in gioco non era nemmeno umano, ma una tecnologia ormai nota a tutto l’universo calcistico chiamata VAR.

Grazie al VAR si è potuta infatti segnalare la posizione di fuorigioco del giocatore austriaco Arnautovic, invalidando il gol che aveva segnato e contribuendo così a definire gli esiti del match, terminato favorevolmente per la nazionale azzurra per 2 a 1.

Ma cos’è precisamente il VAR e come nasce questa tecnologia così impattante in questo sport?

 

VAR, come nasce e perché è così importante consultarlo

Il VAR, acronimo dell’inglese Video Assistant Referee, consiste nello strumento impiegato dai giudici di gara (gli arbitri) per esaminare situazioni dubbie, come può esserlo un fuorigioco o un fallo.

La sua prima comparsa risale al 2016 e il meccanismo di funzionamento è piuttosto semplice. Tramite l’ausilio di un monitor, dove vengono riproposte a rallentatore le immagini acquisite dal campo in diretta, i giudici di gara deputati alla consultazione del video (chiamati per questo VAR e AVAR, di cui il primo può essere un arbitro in attività o ritiratosi, e il secondo un assistente arbitro) possono decidere come giudicare correttamente un’azione che potrebbe essere sfuggita all’arbitro titolare o agli assistenti di linea.

Il VAR può essere usato solo in caso di estrema necessità, che può occorrere in quattro situazioni differenti e determinanti per lo sviluppo e l’esito della partita:

  • l’assegnazione o meno di un gol (come avvenuto nel match disputatosi ieri);
  • l’assegnazione o meno di un calcio di rigore;
  • l’espulsione diretta di un giocatore dalla gara (“rosso” diretto, e non quella derivante dalla somma di due ammonizioni, i due “gialli”);
  • un errore di identità, ossia si è erroneamente indicato un giocatore al posto di un altro che andasse espulso o ammonito.

L’iter è molto semplice: gli arbitri addetti al sistema VAR – chiamati come dicevamo prima VAR e AVAR) comunicano costantemente con il giudice di gara in campo, e possono segnalargli situazioni sospette da valutare più attentamente.

Per prima cosa, informano via microfono l’arbitro in campo della necessità di rivedere un’azione per determinarne l’esito. In secondo luogo, sempre il VAR e l’AVAR rivedono le immagini del video, spiegandone la dinamica all’arbitro, che può decidere o meno di recarsi a bordo campo per prendere visione del video in prima persona.

La decisione finale spetta all’arbitro.

Nel caso della partita di ieri sera, il VAR e l’AVAR hanno segnalato all’arbitro il sospetto fuorigioco, poi riscontrato effettivo dalle immagini acquisite in video. In questo modo, si è potuto annullare il gol per fuorigioco effettivo del giocatore austriaco al momento del lancio a lui diretto.

Il VAR è ormai uno strumento essenziale, che sta consentendo di dirimere molte questioni che altrimenti non avrebbero ottenuto una risposta soddisfacente. Per questo motivo, è attualmente adottato da numerose competizioni sia nazionali che internazionali, per club e per squadre nazionali.

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