Polaroid: la storia della macchina fotografica che ha segnato il passato

Nel 2020 è quasi magico pensare di scattare una foto e poterla osservare in carne ed ossa, anzi in carta ed inchiostro. In pochi però sanno cosa ci sia dietro quella Polaroid, quale sia il meccanismo e la storia di quello strano macchinario che ad oggi è tornato di colpo in voga.

L’azienda Polaroid nacque nel 1937 grazie all’inventore e studioso Edwin Herbert Land. Egli aveva una passione sfrenata per la luce, proprio per questo infatti l’azienda si occupava inizialmente della produzione di filtri ottici e lenti polarizzate. Solo in seguito nacque la geniale idea, grazie alla figlia piccola. Mentre questi si trovavano a passeggiare, la bimba chiese al papà di farle vedere la foto che le aveva precedentemente scattato, e così, nel 1947 nacque la folle idea. Come ogni invenzione, anche quella dello studioso ha avuto bisogno di tempo per realizzarsi. Solo nel 1948 Land riuscì a a depositare il brevetto della prima macchina fotografica istantanea.

 

Polaroid: come funzionava?

La prima fotocamera era dotata di una cartuccia contenente una serie di fogli fotosensibili, ognuno coperto da una pellicola impregnata da una sostanza reagente. Questa nell’arco di 60 secondi, fuori dalla fotocamera, dava vita all’opera.

L’ulteriore passo verso il futuro avvenne nel 1963 con la prima pellicola a colori. Dopo un lungo periodo di fama, l’arrivo del triste mondo digitale determinò nel 2008, la cessione del marchio.
Fortunatamente nel 2010 un gruppo di tecnici ed ingegneri decisero di ridare al famoso marchio la sua dignità.

Ad oggi le famose foto “concrete” hanno acquisito un nuovo valore: fermare il tempo in un mondo superficiale che non cessa di correre e non dà il giusto valore alle cose.

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