Mentre in Italia affrontavamo il lockdown, in questo pazzo e imprevedibile 2020 non potevamo farci mancare nulla: ed ecco che in primavera scoppia l’incendio attorno alla centrale nucleare di Chernobyl, con centinaia di ettari di terreno bruciati dalle fiamme.

Durante l’estate dello scorso anno i droni, coordinati da un team dell’Università di Bristol, avevano ripreso l’area abbandonata nei pressi del reattore e delle città limitrofe, riprendendo la cosiddetta “zona di esclusione” di Chernobyl che si estende per un raggio di 30 km dalla centrale.

A seguito dell’incendio, le telecamere dei droni sono tornate a levarsi sul territorio devastato dalle fiamme, per restituire al mondo uno spettacolo davvero agghiacciante.

Chernobyl, i droni tornano in volo sulla centrale dopo l’incendio: lo spettacolo è a dir poco inquietante

Proprio nel periodo in cui la natura sembrava starsi riprendendo i propri spazi nella desolazione della zona di esclusione, l’incendio è sopraggiunto a divorare alberi, cespugli e terreno. A immortalare il sublime (in senso Romantico) scenario ci ha pensato Stanislas Kapralov, che ha provveduto ad inviare un drone al di sopra dell’area di interesse dell’incendio.

Anche la fauna che stava lentamente ripopolando la zona, tornando al rigoglio e alla popolosità di ben 150 anni prima, è stata costretta alla fuga se non addirittura uccisa dal fuoco che ha rapidamente preso piede al momento dello scoppio dell’incendio. Fumo, cenere, sagome di alberi carbonizzati sono tutto ciò che ad oggi resta del tentativo della natura di riappropriarsi di un territorio che le è stato usurpato anni prima.

I focolai sono stati estinti solo numerosi giorni dopo: il vento ne creava di nuovi quasi quotidianamente, rendendo complesse le operazioni di spegnimento. Anche la stessa Greenpeace ha sottolineato quanto gli incendi occorsi quest’anno – non soltanto in questa zona, ma ricordando anche le calamità in Australia, nonché in Siberia – siano risultati i peggiori cui l’uomo abbia assistito negli ultimi secoli.

 

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