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Stipulare un mutuo, al giorno d’oggi, è una pratica estremamente diffusa e le banche tendono a concederli più agevolmente che in passato. Eppure, proprio per questo motivo, è opportuno prestare attenzione alle clausole di contratto per il pagamento delle rate: ad ogni somma di denaro, infatti, si associa un tasso d’interesse per la quantità erogata.

Questo tasso può essere prevalentemente di due tipi: fisso o variabile.

Cosa cambia fra i due? Nel primo caso, il tasso andrà ad essere il medesimo fino al pagamento completo della somma. Solitamente porta vantaggio qualora si abbia timore che negli anni possano esserci sostanziali variazioni nei mercati, che ne farebbero aumentare eccessivamente l’importo.

L’altra tipologia corrisponde al tasso variabile, la cui cifra – come appunto suggerisce il nome – varia sulla base del tasso di riferimento ufficiale dettato dalla BCE (che in questo momento è pari a zero) a cui va addizionata una percentuale che corrisponde al guadagno della banca rispetto al prestito concesso.

Mutui a tasso variabile: bene stipularli, ma attenzione alle truffe

Solitamente il tasso del secondo tipo è più basso che nel primo caso, perché nel tasso fisso i rischi legati alla variabilità dei mercati ricadono sul richiedente, mentre nel secondo caso sono a carico della banca. Questo induce gli istituti, che nel tasso variabile hanno come unica fonte di guadagno quella percentuale aggiuntiva rispetto all’importo del mutuo, ad aumentare l’importo del tasso.

A questo punto bisogna quindi fare attenzione: sarebbe preferibile optare per tassi che oscillino attorno all’1,6%, quindi compresi tra 1% e 3%, perché al di sotto della prima percentuale è altamente improbabile trovare qualcosa, mentre al di sopra del 3% si tratta di un vero e proprio furto.

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