Noi tutti conosciamo Telegram, la nota piattaforma di messaggistica da sempre competitor di Whatsapp con cui si contende il trono delle piattaforme per scambiare messaggi istantanei a colpi di sicurezza per la privacy e funzionalità innovative.

Ultimamente la piattaforma blu però, si è resa protagonista di uno scandalo legato ai casi di revenge porn facendo da base di scambio di una grande quantità di materiale illegale, il quale ovviamente, una volta rilevato, ha portato alla rimozione e al blocco sia dei gruppi coinvolti che degli utenti artefici di quanto descritto.

A quanto pare però i guai per Telegram non sono ancora finiti, un’intervento della guardia di finanza ha infatti portato alla chiusura di ben 300 canali di condivisione di materiale pirata, vediamo i dettagli.

Il non problema di Telegram

Va precisato che la colpa di queste situazioni non è degli sviluppatori, bensì degli utenti, i quali usano i gruppi Telegram come luogo di ritrovo per la condivisione di materiale di ogni tipo, anche illegale purtroppo.

Il tutto ha avuto inizio lo scorso Aprile 2020, a seguito di varie indagini sulla pirateria digitale e sui beni protetti da diritti d’autore, ingiustamente e illegalmente diffusi sulle chat Telegram.

A seguito di queste indagini la procura di Bari ha portato alla chiusura di ben 300 canali, i quali all’anno provocavano perdite per 250 milioni di euro.

  • chiusi 7 canali a fine Aprile di quest’anno
  • chiusi 17 canali (fine aprile 2020, inizio maggio 2020)
  • chiusi 114 canali a maggio 2020 (Alcuni di questi canali, già chiusi in precedenza, sono stati riattivati poi sotto mentite spoglie)
  • chiusi 26 canali a fine maggio 2020, come richiesto all’Associazione Italiana Editori.
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