Nel 2018, Damian Hinds ha sfidato l’industria tecnologica a lanciare una rivoluzione nel campo dell’istruzione così come in campo lavorativo. Ci sono una miriade di risorse tech adesso, ma non è abbastanza. La pandemia ne è la prova se consideriamo le difficoltà iniziali con la tecnologia – talvolta ancora presenti a distanza di mesi.

Siamo una società digitale, viviamo con la tecnologia e nella tecnologia. In pochi anni abbiamo raggiunto traguardi impensabili. Nonostante il progresso e le costanti innovazioni introdotte in qualsiasi settore, facciamo ancora fatica. Il Covid-19 ad esempio ha messo a dura prova molti sistemi scolastici, aziende, e così via. Il supporto tech è stato fondamentale per compensare e studiare o lavorare da casa ove possibile. L’uso smodato della tecnologia in queste circostanze dimostrano che la società digitale è realmente tale o è ancora utopia? Siamo realmente in grado di gestire una realtà così tecnologica?

A scuola così come a lavoro, la tecnologia è un’arma a doppio taglio ma a volte dovremmo fidarci di più

La Keys Federation Academy Trust nel Regno Unito ha implementato Century Tech, una piattaforma di insegnamento e apprendimento basata sull’intelligenza artificiale, nelle scuole primarie. Ogni allievo utilizza questa risorsa online dall’età di sette anni. Gli insegnanti adoperano questo sistema per valutare le capacità, eventuali lacune e identificare lo stile d’apprendimento individuale. Il software utilizza l’apprendimento profondo – un tipo di intelligenza artificiale in cui le macchine apprendono dall’esperienza e acquisiscono competenze tramite un coinvolgimento umano anche minimo. Questo genere di iniziative diventano cruciali in circostanze dove l’unica risposta è proprio la tecnologia, ma siamo lontani anni luce da questa mentalità tech in alcuni Paesi.

Sharon Bruton afferma che le scuole hanno riscontrato un aumento delle prestazioni del 30% e gli studenti sono diventati più veloci nel rispondere alle domande dopo aver utilizzato la piattaforma. Inoltre, i dati mostrano che più tempo gli studenti trascorrono sulla piattaforma, maggiori saranno i loro risultati positivi. Questo è solo uno dei tanti esempi di come la tecnologia pur non essendo l’unica risposta plausibile quando si parla di istruzione – o in ambito lavorativo – non deve essere messa da parte. In una società digitale come la nostra è paradossale rimanere ancorati a meccanismi obsoleti.

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