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A molti di noi capita spesso di aver bisogno di denaro contante per i nostri acquisti, una necessità normale e largamente rappresentata nella vita di tutti giorni, in molti pero spesso si domandano se si corre un qualche tipo di rischio nel fare tanti prelievi ravvicinati quando ne abbiamo bisogno.

La risposta, come ogni qual volta si parla di norme fiscali, non è semplice, infatti c’è un discorso particolare da dover fare in virtù delle norme che regolarizzano i movimenti di denaro, vediamo insieme i dettagli.

Ecco cosa fa il Fisco

Partiamo dal presupposto che al Fisco non interessa granché controllare in che modo spendiate i vostri soldi contanti, purchè si tratti ovviamente di attività non illecite, ciò che interessa all’agenzia di controllo fiscale è il destino dei grandi movimenti di denaro che perdono tracciabilità.

In effetti è ovvio, le grandi somme di denaro una volta prelevate in contanti non sono più tracciabili e possono essere usate in qualunque modo anche all’infuori della tassazione.

Dunque ciò che preme al Fisco è essere informato dei grandi spostamenti di denaro, in particolare se un contribuente (esclusi gli imprenditori), preleva nell’arco di un mese somme superiori a 10.000€, questo per riuscire a tenere sotto controllo quel denaro, il quale potrebbe tranquillamente essere usato per riciclaggio o altre attività illecite.

In caso quindi un utente superi tale soglia, la banca ha l’obbligo di segnalare questo avvenimento alla Uif, cioè la Centrale Rischi Interbancaria.

In parole povere un utente qualunque che non è un imprenditore, può fare prelievi ravvicinati a patto di non superare i 10.000€ mensili, in tal caso scatterà un controllo.

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