monte dei paschi di siena usura

A volte anche le banche possono cadere in fallo, nascondere le loro malefatte dietro a cavilli contrattuali e purtroppo capita raramente che noi correntisti controlliamo effettivamente a chi affidiamo i nostri soldi. La nota Monte dei Paschi di Siena è incappata in un clamoroso caso di usura, svelata solo dal coraggio di denunciare di due commercianti siciliani ridotti da quei tassi sul lastrico. 

Dobbiamo risalire al 2012, quando i fratelli Vito e Enzo Mazzara non riescono più a far fronte ai debiti della loro catena di negozi di abbigliamento e sono sull’orlo della bancarotta. Prima che sia troppo tardi, i due commercianti pensano di rivolgersi al Monte dei Paschi di Siena per chiedere una sospensione sui due mutui da loro stipulati nel 2010 per alcune operazioni immobiliari. Si tratta di cifra alte, due prestiti da 150 e 255 mila euro, e la banca decide di accontentare la richiesta fermando la riscossione delle rate.

 

Monte dei Paschi di Siena accusata di usura e truffa

Siamo nel 2015, e i fratelli Mazzara vogliono cercare un nuovo accordo con il Monte dei Paschi per tentare di far fronte ai propri debiti con l’istituto. Ogni forma di rinegoziazione viene loro preclusa, e ciò fa insospettire i Mazzara i quali scoprono in seguito il perché la banca ci tiene che i mutui rimangano come sono. I commercianti scoprono di aver stipulato contratti con interessi in caso di scoperto da veri usurai, e decidono di citare in giudizio la banca dopo un accurato studio che sancisse il reato.

La vicenda si conclude con una condanna nei confronti del Monte dei Paschi di Siena, mentre i Mazzara hanno ottenuto che possano restituire solo la quota capitale effettivamente ammortata nel 2010. Sembra tutto concluso, quando invece arriviamo ai giorni nostri e scopriamo che i due commercianti sono finiti nelle black list delle banche. Non è bastata la vendita di un appartamento e una sentenza del Tribunale civile, quindi i Mazzara hanno deciso di esporsi mediaticamente per vedere il loro nome finalmente riabilitato.  

In qualche modo la Federazione Autonoma Bancari Italiani ha voluto porre una chiosa sulla vicenda, tramite le parole di Carmelo Raffa, coordinatore regionale del sindacato FABI in Sicilia: “Noi ci occupiamo di tutelare i dipendenti bancari ma difendiamo soprattutto anche i clienti. È giusto che la banca paghi se ha sbagliato. Anche se credo che, in questo come in altri casi, si possa trattare di un errore del meccanismo elettronico e non un errore umano. Nonostante tutto l’azienda deve rimanere sempre vigile“.

Dall’esperienza dei Mazzara si può imparare che non bisogna mai fidarsi delle banche e bisogna leggere ogni più piccola clausola contrattuale per essere al riparo da sorprese. 

FONTELa Repubblica
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