antenne 5g bruciate

Dopo l’Inghilterra anche in Italia arrivano i primi gravissimi atti di vandalismo contro le antenne del 5G. L’attualità ci porta dalla parti di Maddaloni, laddove l’incendio delle antenne nella frazione di Montedecoro in provincia di Caserta ha avuto conseguenze disastrose tra la popolazione. A seguito dell’atto vandalico, moltissime linee telefoniche sono diventate mute e altrettante connessioni wireless hanno smesso di trasmettere.

Senza dubbio si tratta di un incendio doloso, visto che il perimetro a protezione dell’apparato è stato violato da mano umana. Nonostante l’incendio sia avvenuto lo scorso 10 aprile, ancora oggi i tecnici non hanno potuto risolvere il problema ovvero ricostruire o sostituire i ripetitori distrutti dalle fiamme.

Antenne 5G bruciate in Italia: quando l’idiozia non ha fine

Come riporta il canale Facebook WindWorld:”naturalmente erano #3G e #4G e gli abitanti del posto ora sono senza segnale“, la torre trasmetteva principalmente il segnale di WindTre, a cui anche Iliad, Very Mobile e altri sono legati. E così solo le migliaia di persone sotto questo gestore sono state realmente impattate dall’incendio.
Il bello di tutta questa situazione è che ci sarebbe da sorridere di fronte alla stupidità delle persone che ancora si vantano dall’atto criminale. Infatti, le presunte antenne 5G bruciate non diffondo affatto il segnale di quinta generazione, ma ancora il 3G e 4G. Quindi, se davvero volevano dare un senso al loro atto avrebbero dovuto aspettare che il traliccio di 35 metri fosse sostituito da uno in 5G con 12 pannelli ripetitori.
E così un misto e di paura e psicosi ha armato la mano degli incendiari e, sebbene ha in qualche modo raccolto le preoccupazioni dei cittadini di Maddaloni per l’inquinamento elettromagnetico, non c’è stato un singolo neurone a guidare l’azione. Eppure lo stesso sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo è contro “la sperimentazione e l’installazione di sistemi di telecomunicazione in 5G su tutto il territorio comunale, tanto da aver formato il 15 aprile un’ordinanza per vietarlo.
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