app tracciamento coronavirus

Si parla spesso della prossima riapertura in Fase 2, quando dovremo installare sui nostri smartphone un’app che possa tracciare e isolare possibili malati di Coronavirus. Secondo le stime di alcuni ricercatori, l’app sarà distribuita a un minimo di 40 milioni di utenti e i dati raccolti andrebbero distrutti subito dopo che sono stati utilizzati.

Ma gli scienziati hanno anche stilato otto punti che possano regolamentare l’uso dell’app per tracciare i contatti dei casi positivi al Coronavirus SarsCoV2. Un gruppo di esperti in materia che riunisce 150 ricercatori a favore della riapertura rapida in sicurezza dopo il lockdown.

 

Coronavirus: gli scienziati indicano le regole per usare l’app

Secondo loro serve un responsabile della distribuzione dell’appcapace di portare accordi con soggetti come Amazon, Apple, Facebook, che farebbero mantenere attiva la app per milioni di utenti” invogliati a utilizzarla anche tramite l’accesso a degli incentivi di varia natura.

Serve poi che sia nominato un responsabile del trattamento dati indipendente dalla politica e dalle lobby, oltre a un gestore di tali direttamente sotto l’egida del Governo. Servirà la costruzione rapida di una infrastruttura di servizi individuati in call center e help desk per gestire le richieste di informazioni e i problemi tecnici. Un’azione preventiva necessaria che si dovrà aggiungere a una gestione trasparente dei dati raccolti.

L’app dovrebbe essere impostaa tutti i soggetti come condizione per uscire dal lockdown“, e gli scienziati ritengono che si potrebbe testarne l’efficacia a partire da un minimo di 20 milioni di utenti entro giugno 2020. Inoltre è fondamentale che i dati, i quali ricostruiscono la rete delle frequentazioni personali di ciascuno degli ultimi giorni, siano poi distruttiin pochi giorni evitando nuove discriminazioni da parte di altri soggetti della pubblica amministrazione“.

Infine, in vista della ripresa dei viaggi internazionali, l’app dovrebbe interfacciarsi con il Servizio Sanitario Nazionale e l’OMS, così da richiedere consigli e visite mediche, tamponi e test ovunque ci troviamo in UE.

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