È successo nella Corea del Sud, una donna di nome Jang, è stata in grado di incontrare la sua piccola figlia defunta, tramite una simulazione virtuale. La bambina, il cui nome è Nayeon, è stata riprodotta fedelmente in versione digitale, sulla base di alcune sue fotografie combinate con i movimenti digitali ripresi da un bambino.

Che incontro è stato e quali sono le implicazioni

All’interno della simulazione, madre e figlia hanno proprio passato una giornata insieme, in cui hanno potuto giocare a nascondino, correre insieme nel prato, osservare insieme le stelle e addirittura spegnere le candeline per il compleanno della piccola. Sembra una grande svolta, l’idea di poter entrare nuovamente in contatto con le persone che amiamo e abbiamo perso. Ma è davvero così?

Come voi stessi potete vedere nel documentario I met you, linkato qui sotto, Jang sembra esplodere di commozione e felicità, ma soffermandoci un momento a riflettere, troppe considerazioni vanno fatte prima di stabilire se una cosa del genere sia positiva. Tutti coloro che hanno vissuto un lutto sanno quanto sia difficile superare il distacco, in parte non si supera mai. Allo stesso tempo però, è innegabile che, sebbene in piccola parte, diventi lentamente un po’ più semplice. una tecnologia simile, potrebbe forse essere utile in un primo momento, a scopo terapeutico. Ma vale davvero la pena dare alle aziende il potere di percepire un guadagno economico tale, sulla base delle nostre emozioni più profonde? Abbiamo già visto in serie televisive come Black Mirror, l’effetto di una cosa del genere sulle persone: quando entra in gioco l’emotività è davvero difficile riuscire a stabilire razionalmente quale sia il limite da non superare. Ad ogni modo, al momento si è trattato unicamente di un esperimento isolato, cosa accadrà in futuro,non si sa.

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