partite iva 2020

La nuova Manovra fiscale 2020 annuncia un periodo duro per i titolari di partita IVA, poiché si preannunciano tasse più alte e nuovi vincoli al regime forfettario. Se la situazione non si dirimerà presto, una flat tax meno conveniente non alletterà più commercianti e professionisti che si troveranno a dover scegliere se chiudere la propria partita o affogare nei debiti.

Secondo le stime del settore, sarebbero 10 mila le partite Iva che rischiano di chiudere se di fatto il Governo vorrà dare battaglia al regime forfettario, ovvero una delle modalità di apertura della posizione maggiormente utilizzata da professionisti e imprese. Solo per fare un esempio, i contribuenti che hanno aperto la partita IVA nel 2019 per sfruttare il regime forfettario in relazione a un reddito da lavoro dipendente dovranno per forza di cose chiuderla entro gennaio 2020.

 

Partita Iva 2020: con le nuove tasse a rischio 10 mila chiusure

Ma cosa ha deliberato il Governo? In pratica sono state introdotte due limitazioni all’accesso al regime forfettario. Sono esclusi dal regime tutti quei professionisti che:

  1. hanno speso più di 20 mila euro lordi per retribuire il personale dipendente;
  2. hanno percepito più di 30 mila euro da redditi da lavoro dipendente o assimilato.

Una decisione che esclude di fatto la possibilità di molti lavoratori italiani d’integrare i propri redditi con una partita IVA, e se primi 9 mesi del 2019 ci furono nuove richieste per 40 mila soggetti, quest’anno le stime sono decisamente al ribasso per qualsiasi fascia di età contributiva. Dalle startup ai giovani alla prima esperienza lavorativa, passando per gli over 50 espulsi dal mercato del lavoro dipendente: fasce di cittadini che sono certamente da tutelare in relazione al mondo del lavoro.

Le stime di cui parliamo sono state effettuate dall’Osservatorio Statistico del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, il cui presidente Marina Calderone ha voluto commentare:”È da diversi anni che annotiamo provvedimenti normativi non mirati a incentivare il lavoro autonomo. Quest’anno in particolare le modifiche al regime delle compensazioni e a quello della responsabilità solidale negli appalti rischiano di creare realmente un distacco con il sistema produttivo. Confidiamo che il percorso parlamentare possa migliorare queste norme, che peraltro si aggiungono ad un quadro normativo complessivo non certo favorevole a chi vuole fare impresa. Alle difficoltà che si incontrano con l’assenza di infrastrutture adeguate e con un sistema bancario non sempre vicino agli imprenditori si aggiungono anche alcune norme fiscali che penalizzano i contribuenti onesti“.

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