Secondo una recente statistica, gli operatori telefonici hanno perso in soli 9 anni più di un quarto dei propri guadagni. A dirlo, uno studio effettuato prendendo in considerazione i ricavi totali dell’ultimo decennio e comparandoli rispetto agli attuali.

Sicuramente, ad essere artefice principale del fenomeno, vi è stato un graduale inasprimento della competizione tra i principali operatori Tim, Wind, Tre (questi ultimi due ora insieme), Vodafone, a cui si sono man mano aggiunti i vari operatori virtuali. La stangata finale, poi, è venuta con l’arrivo in Italia di Iliad, che ha offerto bundle estremamente vantaggiosi e soprattutto condizioni contrattuali chiare, senza vincoli e senza costi “nascosti”.

Quest’ultimo aspetto è fondamentale, quando si va ad analizzare la progressiva perdita della fiducia di cui gli operatori godevano in precedenza da parte degli utenti.

Sono moltissime, infatti, le modalità con cui i gestori riescono a trarre profitti extra, inserendo clausole ed asterischi, ma soprattutto attivando ai clienti una serie di servizi aggiuntivi che non erano stati richiesti in alcun modo.

VAS: ecco come gli operatori guadagnano a scapito dei clienti

I servizi in abbonamento, catalogati come VAS – Servizi a Valore Aggiunto – costituiscono una branca di guadagni che gli operatori riescono a trarre dai clienti, spesso in maniera del tutto scorretta. L’abbonamento a questi VAS, servizi offerti da terzi come suonerie, giochi, o l’immancabile oroscopo, può avvenire in modo casuale, ad esempio cliccando su un banner comparso all’improvviso durante la navigazione su una pagina web.

Fortunatamente, anni di lotte in difesa dei consumatori hanno garantito agli utenti di poter recedere da qualsiasi attivazione erronea. La disattivazione deve essere richiesta al proprio operatore entro 24 ore dal momento della ricezione dell’SMS informativo sul servizio attivato, per vedersi restituita integralmente la somma illecitamente prelevata.

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