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A metà maggio, il 16 per l’esattezza, l’amministrazione Trump ha premuto sull’acceleratore e ha inserito Huawei, e un gran numero di partner commerciali del colosso cinese, all’interno di una lista particolare. Questa lista sostanzialmente impedisce alle compagnie americane di commerciare con tali realtà. L’azione è stata azzardata e non calcolata tanto che poche ore dopo è stata rilasciata una temporanea licenza per alcuni settori; il problema che in alcune parti degli USA le infrastrutture si basano sulla tecnologia dell’odiata società cinese.

Il tempo è passato abbastanza velocemente e tra meno di una settimana questa licenza andrà a scadere e in merito alla guerra commerciale non è stato fatto nessun passo in avanti. Sebbene sembra che lo scorso mese ci fosse stata un’apertura in concomitanza con il G20, successivamente il tutto è precipitato. Siamo passati dalla possibilità di commerciare alcuni prodotti nello specifico ad inserire una tariffa del 10% su altri 300 miliardi di importazioni cinesi nel paese; questa tariffa comprende anche gli iPhone.

 

Huawei e la guerra commerciale infinita

Attualmente i diversi organi del governo statunitense interessati sono ancora al lavoro per cercare di capire come proseguire, ma non sembra esserci nessun vero piano. Al momento sembra che i danni maggiori li stanno subendo le compagnie americane come Micron Technologies la quale ha Huawei come più grande cliente in fatto di chip. Il problema è che se anche in un primo momento era proprio quest’ultima a sembra in difficoltà, adesso sono le controparti statunitensi ad esserlo.

Huawei si è mossa con intelligenza ed è riuscita a coprire diversi buchi diventando autonoma dove prima non lo era. Nei prossimi mesi lo sarà ancora di più mentre società come Micro Technologies si ritroveranno ad avere un partner enorme in meno. Sarà interessante capire come gli Stati Uniti si tireranno fuori da tutto questo.

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