Quella divulgata qualche giorno fa e raffigurante l’orizzonte degli eventi, la superficie oltre la quale tempo e spazio si accartocciano e tutto ciò che ne valica il limite viene risucchiato senza trovarne mai più una via d’uscita, è stata da molti considerata essere la foto del secolo.

A pochi giorni dalla sua diffusione, c’è chi ha accolto l’immagine del buco nero con scetticismo, arrivando a definirlo “una pagliacciata” o persino mettendo in dubbio il valore del risultato in sé. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza facendo riferimento a quanto dichiarato a tale proposito dagli esperti.

L’immagine del buco nero adesso fa discutere, la parola degli esperti

Anzitutto, quella divulgata nelle scorse ore, è o non è una foto? Non proprio. A rispondere è Daria Guidetti, radioastronoma all’Istituto di Radioastronomia di Bologna ed autrice e conduttrice del programma televisivo Destinazione Spazio.

“I termini ‘foto’ e ‘immagine’ rendono l’idea ma non sono del tutto corretti. […] Le onde radio che i radiotelescopi hanno raccolto non sono visibili all’occhio umano. Questo perché all’interno dello spettro delle onde elettromagnetiche, le onde radio cadono al di fuori della luce che l’uomo può percepire con gli occhi, cioè i colori dell’arcobaleno. Se andassimo lì vicino, sicuramente non vedremmo quella stessa immagine con i nostri occhi. Quello che hanno fatto è trasformare qualcosa di invisibile in visibile, e per farlo hanno usato i colori dal rosso al giallo, ma avrebbero potuto utilizzare anche altri toni, come quelli del verde o del fucsia. Si tratta di una trasposizione in falsi colori.”

Non si tratta, dunque, di un’immagine scattata con un metodo tradizionale, ma ricavata dalla combinazione di migliaia di terabyte di dati con la tecnica dell’interferometria a lunghissima base. Eppure si continua a parlare di “foto” per diversi motivi. Anzitutto perché, proprio come accade con le macchine fotografiche, si tratta di una radiazione elettromagnetica catturata e trasformata in colore dopo essere stata elaborata da un software. In secondo luogo, perché è la trasposizione visiva di informazioni invisibili di qualcosa che esiste e che in questo modo giunge all’uomo.

A chi l’ha definita una “pagliacciata cosmica”, sostenendo che dati scientifici sarebbero sufficienti a dare prova dell’esistenza del buco nero, Guidetti ha risposto sostenendo, invece, che l’immagine è fondamentale, e che è stata proprio questa a permettere di rilevare l’orizzonte degli eventi.

Il fisico Antonio Zichichi, intervenuto a Un Giorno da Pecora, ha invece sostenuto che quella avvenuta qualche giorno fa “non è affatto una scoperta. È la foto di una cosa che doveva esistere”. In realtà, i risultati dell’Event horizon telescope hanno confermato ciò che i calcoli teorici che derivano dalla Relatività di Einstein predicevano. L’immagine ci mostra per la prima volta l’orizzonte degli eventi, ciò che si può osservare di un buco nero. E si tratta di un qualcosa del tutto nuovo, ma che permette di affermare, ancora una volta, che Einstein aveva ragione.

 

VIALa Repubblica
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