Spie cinesi inseriscono un microchip nei server di Amazon e Apple

In seguito al rapporto sulle esplosioni della settimana scorsa inviato da Bloomberg Businessweek, alcune spie cinesi si sarebbero infiltrate nei server commerciali degli Stati Uniti con microchip nascosti. Il Dipartimento della Sicurezza Nazionale afferma che non ha “alcun motivo di dubitare delle dichiarazioni delle compagnie citate nel rapporto presentato“. Le compagnie a cui si sta riferendo sono Apple e Amazon, da tempo prese ormai di mira per la questione della vendita dei dati forniti dagli utenti.

La dichiarazione concorda con ciò che i funzionari britannici della sicurezza informatica hanno detto venerdì: “Eravamo a conoscenza delle segnalazioni, ma non avevamo motivo di pensare che Amazon e Apple negassero con forza la manomissione dei loro server“.

DHS rileva che è a conoscenza del rapporto e ha affermato di aver recentemente lanciato diverse “iniziative del settore governativo per sviluppare soluzioni a breve e lungo termine per gestire il rischio posto dalle complesse sfide di catene di approvvigionamento“.

Alcune dichiarazioni non quadrano con quello riferito alla stampa

La settimana scorsa, il rapporto di Bloomberg Businessweek ha citato i funzionari dell’intelligence USA, ex e attuali, che hanno affermato che le spie cinesi hanno lavorato per inserire microchip nei server, consentendo loro l’accesso ai sistemi. Il rapporto afferma che Apple e Amazon hanno scoperto i microchip e li hanno segnalati alle autorità statunitensi.

Ma entrambe le aziende hanno negato la storia. Gli esperti di sicurezza informatica hanno avvertito che la minaccia esiste ed è reale. Un attacco informatico di queste dimensioni, considerando anche il numero di prodotti consegnati durante gli anni, potrebbe essere difficile da arginare. Ma sulla scia della pubblicazione del rapporto, lo scetticismo si è sviluppato mentre le compagnie coinvolte, e le agenzie governative hanno respinto le sue accuse. Vedremo in futuro come si evolerà questa spinosa situazione.

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