sky mediaset iptvQuanti tra voi ricordano i VHS pirata dei primi anni ’90? E quanti ancora hanno mai visto una scheda “clonata” per accedere tramite decoder ma gratuitamente, alla visione dei canali di stream tv e tele+?

La storia insegna che il modo per risparmiare qualcosa in fatto di contenuti trasmessi via satellite o tramite supporto esterno, sia esso analogico che digitale, si trova sempre. Tuttavia, al giorno d’oggi, con le nuove tecnologie disponibili i sistemi di hackeraggio sono diventati più raffinati.

 

IPTV: di cosa si tratta?

L’internet Protocol Television è uno standard di trasmissione dati che utilizza la rete internet per inviare i flussi audio-video. A ben vedere, esistono due tipi di IPTV: quelli che consentono la trasmissione di contenuti in diretta, e quelli che consentono lo streaming di contenuti on demand (si pensi, ad esempio, a Netflix, Mediaset infinity oppure Sky on demand).

L’IPTV, dunque, è un metodo di trasmissione davvero innovativo ma soprattutto molto comodo per l’utente finale, il quale può tranquillamente accedere a contenuti HD e Full-HD dal proprio PC o dal proprio televisore di ultima generazione, dietro il pagamento di un abbonamento mensile o di una semplice ricarica a una scheda prepagata.

IPTV Illegale: come funziona

Ai giorni nostri, purtroppo, la fornitura dei servizi di Internet Protocol Television viene effettuata anche da Gestori che non hanno i diritti per diffondere questi contenuti, e si rendono appetibili facendolo dietro un corrispettivo nettamente minore.

Stiamo parlando, naturalmente, dell’IPTV illegale il quale, perché arrivi all’utente finale, ha bisogno di tre elementi:

  1. Un Software in grado di decodificare il flusso audio-video
  2. Un file contenente la lista dei canali (La cd. “Stringa”)
  3. Un Server che effettua lo streaming del flusso audio-video.

I mezzi di diffusione del servizio

I software utilizzati dagli Internet Protocol Television sono tutti perfettamente legali (Ad esempio, VLC Player), ma quello che è essenziale a che i contenuti arrivino al consumatore, però, è la “Stringa” dei canali di cui al punto 2, liste che possono trovarsi come prove gratuite e limitate oppure a pagamento per un servizio completo.

La diffusione di questi elementi, avviene prevalentemente attraverso un passaparola fra gli utenti che sfruttano la tecnologia pirata e altri potenziali acquirenti del servizio, ma qualora la notizia non passi di persona in persona, è possibile trovare dei forum per così dire “Borderline” che istruiscono l’utente medio a dotarsi dei mezzi adatti per lo streaming illegale.

Tutto ciò avviene dietro un corrispettivo minore rispetto a quello richiesto dai gestori titolari dei diritti, e per il pagamento si preferiscono mezzi di pagamento difficilmente tracciabili in modo da rendere più difficile reperire i gestori e gli utenti di tale servizio… Ma non di certo impossibile

 

In quali rischi incorre l’utilizzatore?

Veniamo dunque all’aspetto sanzionatorio del fenomeno: chi viene scoperto, infatti, rischia sanzioni diverse a seconda che si tratti del gestore del servizio ovvero del cliente.
Innanzitutto, chi offre il servizio come gestore, rischia fino a 4 anni di carcere e una multa fino a 15000€ per la violazione dell’art. 177 ter della legge 633/’41 sulla protezione dei diritti d’autore, mentre gli utilizzatori finali, facendo riferimento all’art. 171 della predetta fonte legislativa, subiscono delle sanzioni la cui commisurazione varia a seconda che si tratti di contesti di visione pubblici o privati. In ogni caso, la multa è compresa fra i 2582 € e i 22822 €, e la pena detentiva può raggiungere i tre anni di reclusione.

Tuttavia, secondo i criteri di commisurazione della pena stabiliti dal giudice, spesso viene evitato che il reo incorra nella pena detentiva ed è più probabile che venga comminata esclusivamente la pena pecuniaria.

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