Si trova pochi chilometri a sud dell’Aja, lungo la costa, la piccola e tranquilla località balneare che sorge proprio a ridosso di un parco naturale protetto. Con le bellissime spiagge e i sentieri ciclabili, sia Kijkduin che l’adiacente parco di Westduinpark sono da sempre la meta prediletta dei turisti olandesi che preferiscono sfuggire al turismo di massa della vicina e movimentatissima Scheveningen, prediligendo i luoghi poco affollati e la totale immersione nella natura.

Ad agosto, però, quando il gioco è stato lanciato in Olanda, le soffici dune sabbiose che caratterizzano l’area sono state letteralmente prese d’assalto dai cacciatori di mostriciattoli virtuali, che con la loro invasione pacifica ma di sicuro maldestra, hanno turbato la pace del luogo rischiando realmente di danneggiarne il delicato ecosistema.

Pokemon Go, infatti, funziona con un sistema di geolocalizzazione, il che vuol dire che i giocatori devono recarsi fisicamente in determinati luoghi per catturare le loro prede virtuali.
E così nel giro di pochi giorni, proprio a Kijkduin si è verificata una massiccia presenza degli esemplari più ricercati dei piccoli mostri, attirando orde di giocatori incalliti che hanno trasformato un pacifico sito per famiglie nella capitale olandese dei Pokemon.

Divieto permanente per Pokemon Go

Una volta che il loro paradiso naturale è stato improvvisamente preso d’assalto, le autorità locali hanno tentato immediatamente di correre ai ripari, chiedendo almeno la riduzione del numero di Pokemon nella zona.

La Niantic Labs, società statunitense di sviluppo software e creatrice del videogioco incriminato, insieme al colosso giapponese Nientendo, ha inizialmente fatto di tutto per di ignorare le richieste dell’Olanda.

Il braccio di ferro, però, non è durato che una manciata di settimane. Alla fine la Niantic Labs, trascinata in tribunale, si é dovuta arrendere per evitare lungaggini legali e un ritorno d’immagine non propriamente edificante. A partire dall’11 ottobre 2016, l’area protetta oggetto della contesa è stata finalmente liberata dall’assalto dei cacciatori di Pokemon poichè esclusa definitivamente dalle mappe del videogioco.

In realtà l’Olanda non è il primo paese a pretendere che il videogame sia reso inattivo, almeno in siti strategici o di particolare rilevanza storica e artistica. Più che comprensibile, se si pensa che sono coinvolti nel gioco anche luoghi decisamente inappropriati, come musei, ospedali e persino residenze private.

Ci è già riuscita la Germania, che lo ha vietato prontamente nel memoriale dell’Olocausto e in quello di Hiroshima a Berlino.
La Polonia si sta impegnando, al momento senza successo, per ottenerne la disabilitazione in tutta l’area dei campi di Auschwitz-Birkenau, e persino il Giappone, patria dei mostriciattoli, vuole adesso trovare il modo di regolamentare l’attività sfrenata di una fetta di fans particolarmente accanita che sta mettendo a repentaglio la privacy del popolo nipponico.

Quanto all’Olanda, assicuratasi il ban per la riserva di Westduinpark, si sta cimentando adesso nel trovare un accordo con la Niantic Labs per fare in modo che anche nella vicina Kijkduin Pokemon Go venga “spento”, come minimo durante le ore notturne.

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