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Microsoft perde causa contro una signora americana per colpa di Windows 10

Microsoft è stata costretta a risarcire con 10.000 dollari una signora americana, insoddisfatta del sistema operativo Windows 10 installato automaticamente sul proprio pc a sua insaputa. Teri Goldstein, gestore di un’agenzia di viaggi in California, ha deciso di fare causa al colosso del settore informatico perché secondo lei Windows 10 si era installato sul suo computer senza nessun consenso, creando addirittura problemi di malfunzionamento. Microsoft è stata, quindi, portata in Tribunale dalla donna che ha chiesto un risarcimento danni per riparare ai salari persi e per sostituire il suo computer.

L’americana avrebbe così vinto la causa contro il colosso dell’informatica che avrebbe deciso di non ricorrere in appello, secondo un portavoce per evitare ulteriori spese, pagando i 10.000 dollari alla donna. Da quando è stato annunciato l’arrivo di Windows 10 alla fine di luglio del 2015, il sistema operativo è stato installato su 300 milioni di computer in tutto il mondo. Nonostante la migrazione gratuita fino alla fine di luglio 2016, molti hanno lamentato il fatto di essere stati in qualche modo “obbligati” a fare l’upgrade e non aver avuto la possibilità di scegliere se rimanere o meno con precedenti versioni del sistema operativo.

Il caso Teri Goldstein potrebbe aprire la strada a un precedente pericoloso per Microsoft: visto il successo ottenuto dalla donna e viste le tante lamentele in merito all’invasività delle politiche di aggiornamento di Windows 10, ad altri potrebbe venire in mente di citare in giudizio il colosso di Redmond per gli stessi o altri motivi e mettere così in crisi Microsoft soprattutto a livello economico visto che, come detto prima, il nuovo sistema operativo è già stato installato su 300 milioni di computer in tutto il mondo.

Per fortuna che a fine luglio dovrebbe terminare il periodo di offerta concesso da Microsoft per effettuare l’aggiornamento gratuito a Windows 10 e quindi l’upgrade potrà essere fatto solamente a pagamento.

VIAThe Seattle Times
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