robot origami
Il robot origami è in grado di guarire senza essere invasivo

È un robot a tutto gli effetti. È un origami, per la sua forma. Ma è anche una cura per chi soffre di disturbi allo stomaco. Al suo interno, ospita un vero e proprio concentrato di nanotecnologia. Si tratta, infatti, dell’ultima innovazione in campo medico.

Presentata in occasione della Conferenza internazionale sulla robotica e automazione di Stoccolma – che si sta tenendo proprio in questi giorni e che si concluderà il 21 maggio – questo microscopico robottino si trasforma in piccolo dottore. Basta ingoiarlo e questo piccolo robot inizia ad agire nel nostro organismo.

Come funziona

Un po’ come una comune pillola, questo prodigio della nanotecnologia ha il potere di svolgere molteplici funzioni. Inoltre, non essendo invasivo – come, al contrario può esserlo la chirurgia – , interviene al posto giusto al momento giusto. Questo comporta, quindi, evitare al paziente dolore operazioni di routine.

Il robot origami, così come è stato definito per la sua forma ripiegata su sé stessa, è controllabile dall’esterno e non ha alcun bisogno di fili per essere guidato. A “pilotarlo”, è un chirurgo grazie ad un apposito campo magnetico e spostandolo lungo le pareti dello stomaco. Inoltre, questo espediente sofisticato di tecnologia è stato creato per rimuovere oggetti ingeriti involontariamente. Spesso, infatti, accade che soprattutto i più piccoli ingoino batterie o bottoni. Ecco, il robot evita che si creino danni ai tessuti e interviene sulla zona.

In fase di sperimentazione, il robottino medico è stato testato all’interno di uno stomaco sintetico. È realizzato in gomma siliconica ed è stato modellato sulla meccanica dello stomaco e dell’esofago di un maiale, che apparentemente ci somiglia. Il suo design, infine, è stato sviluppato proprio per consentire di spostarsi agevolmente lungo le pareti dell’organo. Essendo anche biodegradabile, il robot viene smaltito naturalmente.

Dopo le dovute fasi di test, dunque, si attende la sperimentazione sull’uomo. Ancora un percorso lungo, ma sicuramente meritevole di evitare fastidiosi interventi ai pazienti.

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