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Microsoft ha denunciato il Governo USA poiché quest’ultimo impedisce all’azienda di informare i propri clienti sulle richieste di accesso ai dati personali.

Microsoft ha denunciato il Governo degli USA poiché quest’ultimo sta violando alcuni emendamenti della Costituzione Americana. Nello specifico, lo Stato sta impedendo all’azienda di comunicare ai propri clienti le richieste di accesso alle loro e-mail e ai dati sensibili che sono conservati nel datacenter.

La società di Redmond ha fatto ricorso al Dipartimento di Giustizia, presentando istanza presso la Corte Federale di Seattle. Si tratta dell’ultimo atto di un contenzioso che, ormai, va avanti da tempo. Tuttavia, la svolta potrebbe essere vicina in quanto due emendamenti potrebbero dar ragione al colosso informatico: il primo che garantisce all’azienda il diritto di poter parlare; e il quarto che assicura ai cittadini e alle imprese di essere messi al corrente qualora il Governo dovesse indagare sulle loro proprietà.

In un lungo post pubblicato sul blog ufficiale, Brad Smith – presidente di Microsoft – ha dichiarato che “negli ultimi 18 mesi, il Governo degli Stati Uniti ci ha chiesto di mantenere il segreto su 2.576 richieste legali. In particolare, e anche sorprendentemente, 1.752 di questi ordini segreti, ovvero il 68% del tolale, non conteneva alcuna data fissata di fine utilizzo“. L’azienda chiede nient’altro che una politica pronta ad imporre delle limitazioni ragionevoli per garantire la privacy anche nell’ambito di operazioni top secret.

Nelle precedenti settimane, lo stesso Smith aveva sostenuto la posizione di Apple e dissentito sulla possibilità di permettere alle autorità americane di realizzare un software in grado di sbloccare un qualsiasi dispositivo iPhone. Il presidente era convinto che tale concessione avrebbe permesso allo Stato di agire indisturbato contro gli interessi e i diritti dei cittadini statunitensi.

Il Governo degli USA continua ad appellarsi all’Electronic Communicionsat Privacy Act (ECPA), una Legge del 1986, entrata in vigore prima dell’avvento di internet e che, di conseguenza, andrebbe modificata e aggiornata. Pertanto, l’azienda di Redmond ha scelto di battersi in aula affinché nessuno venga privato dei propri diritti nel corso del trasferimento dei dati personali dall’archiviazione fisica al cloud; e per evitare che lo Stato possa avvalersi della prerogativa di utilizzare tali informazioni, senza previa autorizzazione, per eseguire delle indagini riservate.

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