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Il Falcon 9, razzo di Space X, è atterrato su una chiatta in mare

Il Falcon 9, razzo spaziale di Space X di proprietà di Elon Musk, è riuscito ad atterrare su una chiatta in mare dopo aver raggiunto lo spazio. Un’altro evento storico per le imprese del geniale ingegnere che mira a rivoluzionare e ad intraprendere la direzione giusta verso il futuro.

Perché utilizzare un razzo per più missioni? Perché un’azienda privata è riuscita là dove altre hanno fallito? Quali sono le intenzioni di Elon Musk? Queste le domande che si pone chiunque su questo tipo di imprese e, spesso, non è immediatamente chiaro lo scopo delle stesse.

Rispondere alla prima domanda è molto facile: i costi. Poter riutilizzare un razzo per più missioni dovrebbe comportare una riduzione dei costi di gestione per ogni missione. L’ISIS, la stazione spaziale internazionale, ha bisogno di continui rifornimenti sia per gli equipaggi che la abitano sia per la normale manutenzione ed essere pronti per quella straordinaria.

Un Falcon 9 ha un costo di 60 milioni di dollari e il pieno di combustibile ha un costo che varia tra i 200 e i 300 mila dollari quindi, anche contando riparazioni tra le varie missioni, significa un calo del costo per ogni lancio. “È il modo per noi di aprire realmente un accesso allo spazio. Dobbiamo raggiungere la riusabilità piena e rapida” ha detto Musk in una conferenza stampa poco dopo l’atterraggio.

In prospettiva c’è anche l’idea di voler realizzare voli spaziali commerciali. Una vacanza del tutto particolare, per chi potrà permetterselo, la possibilità di poter viaggiare su altri pianeti, senza dimenticare che potrebbero essere realizzate altre stazioni spaziali proprio grazie alla riduzione dei costi.

Anche alla seconda domanda è facile rispondere: ancora i costi. Un’azienda privata come quella di Elon Musk ha fondi, mezzi e interessi superiori paragonati a quelli di aziende governative i cui bilanci dipendono dallo Stato.

Galleria fotografica con le fasi salienti del decollo e atterraggio del Falcon 9

Alla terza domanda, invece, è difficile rispondere: Elon Musk. Alla conferenza stampa tenutasi subito dopo l’atterraggio del Falcon 9, Elon Musk glissa sulla domanda delle conseguenze di questo nuovo successo. Le prove da realizzare perché si possa confermare senza alcun dubbio che è possibile il riutilizzo di un razzo grazie all’atterraggio, in mare o su terra, sono ancora tante ed è per questo che, probabilmente, non c’è stata una risposta esaustiva dall’ingegner Musk. I piani a lungo termine sono sicuramente ben chiari all’interno di Space X. Tra questi quello di colonizzare Marte, almeno tentare di farlo, cosa che Musk trova “divertente“.

Il Falcon 9 è in grado di arrivare alla velocità di circa 6.000 miglia all’ora (velocità ipersonica), portando un carico utile di 120 tonnellate. È dotato di quattro potenti motori girevoli a 360 gradi in grado di orientare perfettamente il razzo per l’atterraggio anche in mare dove oltre il vento bisogna tener conto delle oscillazioni dovute alle onde.

La fase critica dell’atterraggio è dovuta principalmente a due fattori: la velocità e il calore che questa genera. Le prove programmate per quest’anno andranno ad affrontare questi due fattori di rischio tra loro collegati. La temperatura aumenta con il quadrato della velocità (tramite la costante di Boltzman), questo significa temperature sempre più grandi all’aumentare della velocità. In bocca al lupo ad Elon Musk e a tutto lo staff di Space X.

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