Karhoo

Karhoo è una nuova “taxi app” che si sta insinuando nella guerra tra le applicazione del settore, minacciando persino la leadership di Uber. L’app dovrebbe essere disponibile da gennaio sebbene solo a Londra, New York e Singapore, ma i numeri raggiunti in questi mesi prima del lancio fanno pensare che potrebbe diffondersi a macchia d’olio.

Di fatti Karhoo nasce dall’idea di un imprenditore britannico che ha fondato un piccolo (e quasi sconosciuto) gruppo con sede a New York City. L’imprenditore ha anche annunciato che per gennaio del prossimo anno, la sua applicazione che offre un sistema di comparazione tra taxi, verrà lanciata sul mercato grazie ad alcune partnership di alto profilo e al sostegno di diversi collaboratori.

Karhoo in numeri

Il servizio, come dicevamo sopra, punta ad avere una buona base di partnership che gli assicurino un discreto numero di veicoli in giro per le città. Al momento, Karhoo dispone di una rete di 200 mila auto, grazie a degli accordi stretti con i proprietari di taxi e flotte di minicab a Londra, Singapore e New York.

Questi accordi includono nomi che nel settore dei taxi hanno una certa risonanza, nomi come i britannici Addison Lee (il più grande gruppo di minicab inglesi) e Comcab, l’operatore dei celebri “black cab” che scorrazzano per Londra. Tipologie simili d’accordo sono state stipulate anche nelle altre due città dove l’applicazione verrà lanciata.

In soldoni, o meglio in “dollaroni”, voci vicine all’azienda sostengono che, per il momento, Karhoo abbia racimolato la modesta cifra (si fa per dire) di 250 mila dollari e che sia in trattativa con altri finanziatori per portare l’importo sopra i 300 mila dollari con un’aspettativa futura che, si presuppone, arrivi ad avere finanziamenti per oltre un miliardo di dollari.

Di certo la concorrenza sarà dura da abbattere.  Oltre all’ormai famosissima Uber, infatti, Karhoo dovrà sfidare anche altre piccole e grandi realtà del settore. Ciò, però, sembra non preoccupare l’azienda che, al contrario, è sicura delle proprie caratteristiche e della propria formula che, non essendo basata sul peer-to-peer, ma sulla cooperazione di aziende di taxi, potrà avere accesso a quella fetta di mercato che ad altri è stata negata.

VIAFinancial Times
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