Social network: chi è il popolo dei "disconnessi"Trascorrere la giornata attaccato al telefono cellulare è una realtà del tempo in cui viviamo. Ma c’è una nuova “tribù urbana” che sta andando contro corrente e ha sempre più seguaci. Si definiscono “sconnessi” e si proclamano “anti-sociali“.

La costante presenza dei social network nella vita delle persone ha un impatto molto forte e questioni come la mancanza di confini netti tra offline e vita online sono al centro di dibattiti emergenti. E, anche se alcuni dei 2.800 miliardi di utenti Internet in tutto il mondo spendono una media di 109 minuti al giorno utilizzando i social network, in particolare Facebook, sono molti quelli che rimangono inattivi. E una grande parte di loro, per propria decisione.

Ma quali sono le ragioni che li hanno spinti a far parte di quel gruppo.

Una pausa

Per alcuni, quando succede qualcosa del genere, tipo lasciare una persona, occorre che “muoia” sui social network, “eliminarla dalla tua vita“. Rompere con qualcuno sui social media può essere tanto necessario quanto nella vita reale. Molte persone fanno una pausa dai social network. Ad un certo punto ci rendiamo conto che stiamo guardando troppi meme e usiamo troppo Instagram. Occorre fare qualcosa al riguardo.

Stop alla dipendenza

Il problema con i social network è che generano dipendenza. Depressione, stress e ansia sono legati all’uso eccessivo dei social network. Nessuno vuole davvero passare ore ogni giorno ad aggiornare i propri stati e osservare ciò che gli altri pensano di loro, nessuno vuole farlo coscientemente, ma questi comportamenti creano dipendenza. Una volta che ti trovi bloccato in quel ciclo, è molto difficile romperlo.

Evita i confronti

La cosa brutta è che pensi che la vita delle altre persone sia più divertente della tua. I social network fanno appello alle nostre emozioni. Il termine ‘social network’ sembra implichi che siano progettati per promuovere il comportamento sociale, ma tendono a promuovere la quantità di attenzione che diamo loro.

Per attirare la nostra attenzione – e perché c’è tanta concorrenza – il design deve fare appello ai nostri istinti più basilari, alla parte automatica, irrazionale e impulsiva. Ecco perché ci sono cose come il clickbait (contenuto che cerca di ottenere traffico diretto su Internet per generare reddito), sensazionalismo e aspetti che cercano di offenderci. Esiste un’intera industria di consulenti e psicologi che aiutano i designer ad attivare i “pulsanti” giusti nel nostro cervello in modo da poter tornare e creare fidelizzazione. Dopo tutto, sono strumenti pubblicitari, non piattaforme social.

Essere più presente

A molti piace essere presenti quando condividono qualcosa con qualcuno per sapere cosa pensano, lasciare un pensiero o dire di più su quella storia. Alcuni “disconnected” dicono che non usare i social network consente loro di sentirsi più presenti. A volte, il dirlo a voce regala sfumature diverse e reali. E questo non è possibile nell’universo digitale come nella vita reale. Il mondo è reale, vogliamo crederci o no, ed è molto importante per noi avere un’idea del posto in cui ci troviamo. E proprio per questo motivo, alcuni preferiscono disconnettersi dalla propria vita su Internet il più possibile.

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