dipendenza videogiochi

La dipendenza dai videogiochi è una vera e propria malattia mentale, al pari di altre patologie cognitive. Lo ha stabilito l’Organizzazione Mondiale della Sanità che, in tempi recenti, ha verbalizzato un documento in cui si stabilisce che tale dipendenza è una vera e propria piaga sociale. Massimi esperti e scienziati sociali provenienti  dalle Università di Oxford, Stoccolma e Sidney, si dicono fortemente contrari all’iniziativa.

L’uso compulsivo dei videogiochi è una vera e propria malattia psichica

L’OMS incontrerà presto un articolo intitolato “A Weak Scientific Basis for Gaming Disorder: Let us err on the side of caution”, da pubblicarsi molto probabilmente tra le pagine del Journal of Behavioral Addictions, dove saranno accolte le critiche inerenti la nuova teoria portata avanti dall’Organizzazione.

Entrando nel dettaglio, in particolare, si porta in evidenza la confusione indotta dagli autori delle diagnosi in merito alla natura della dipendenza dai videogiochi. Le prove portate avanti dall’OMS, stando a quanto da pubblicarsi, sarebbero infondate e di “basso valore medico”. In particolare, è stato detto che: “formalizzare un disturbo con l’intento di migliorare la qualità della ricerca trascura il contesto sociale non-clinico più ampio”.

Simon Little, CEO per Interactive Software Federation Europe. ha replicato sulla vicenda portando avanti quelle che sono le sue argomentazioni ed il suo personale punto di vista sulla questione:

L’opposizione mondiale alla discutibile e infondata classificazione della dipendenza da videogiochi da parte dell’OMS continua a crescere. Il processo dell’OMS manca di trasparenza, è profondamente viziato e non dispone di un supporto scientifico obiettivo. Invitiamo a interrompere questo processo

malattia videogiochi dipendenzaInutile a dirsi, la decisione del’OMS ha scatenato un vero e proprio vespaio di opinioni avverse, come quelle che si stanno avendo nel contesto dell’AESVI, l’Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia, che ammonisce una simile decisione. Thalita Malagò, Segretario Generale di AESVI, ha riferito che:

Qualsiasi classificazione di un disturbo connesso all’uso dei videogiochi rischia di rappresentare in modo negativo la comunità di videogiocatori di tutto il mondo. Il valore educativo, terapeutico e ricreativo dei videogiochi è consolidato e ampiamente riconosciuto. I videogiochi sono uno strumento utile per acquisire competenze chiave, abilità e atteggiamenti richiesti per una vita di successo nella società digitale

Da un certo punto di vista non possiamo che essere d’accordo con quest’ultima affermazione, in luogo del fatto che in passato, tanto per fare une esempio, si è visto come l’utilizzo dei videogiochi ambientati in scenari di guerra sia stato di supporto ed aiuto ai militari in addestramento all’estero. Voi da che parte state? Dateci pure il vostro personale punto di vista.

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