Nasa-Marte
Il progetto NASA per gli esploratori marziani
Nei prossimi 30 anni, gli astronauti atterreranno e avranno modo di soggiornare sul Pianeta Rosso. L’idea rivoluzionaria è stata realizzata da quattro ricercatori che hanno trascorso una giornata presso il NASA’s Research Centre Langley di Hampton, in Virginia.
Il concept è, in realtà, una nuova cupola di ghiaccio ed è stata impostata ad hoc per proteggere i “pionieri” di Marte dalle radiazioni dello spazio e, soprattutto, dalle temperature marziane estreme.


L’igloo sarà dotato di una grande camera d’aria gonfiabile. “I materiali che compongono il ghiaccio inizialmente dovranno sopportare molti anni di utilizzo nel duro ambiente marziano” affinché possa essere effettivamente testato, spiega la ricercatrice Sheila Ann Thibeault.

Dopo una giornata dedicata ad individuare bisogni, obiettivi e vincoli che rapidamente abbiamo valutato come folli e irrealizzabili, finalmente siamo giunti al concept della Ice Home, che rappresenta una vera soluzione di ingegneria“, spiega NASA l’ingegnere senior Kevin Vipavetz.
L’igloo sarà quindi costituito da un grande “tubo” interno gonfiabile, circondato da un guscio di ghiaccio d’acqua. Si farà in modo che gli esploratori possano essere protetti dal ghiaccio e sarà scavato nel suolo marziano.
I ricercatori della NASA spiegano si tratta di un “materiale schermante, eccellente per i raggi cosmici galattici”, che provocano il cancro o le malattie da radiazioni. Mentre uno strato di biossido di carbonio gassoso manterrà gli esploratori al caldo.

L’acqua dell’igloo verrà convertita in combustibile per i razzi per il viaggio di ritorno. L’edificio sarà progettato per stare resistere per diversi anni all’atmosfera marziana ed occorreranno 400 giorni di tempo per raccogliere abbastanza acqua al fine di riempire l’igloo.

I materiali che compongono il ghiaccio iniziale dovranno sopportare molti anni di utilizzo nell’ambiente marziano ostile, incluse le radiazioni ultraviolette, le radiazioni di particelle cariche, forse un po’ di ossigeno atomico, i perclorati, così come anche le tempeste di polvere – anche se non così forte come nel film ‘The Martian’“, specifica e conclude la ricercatrice Sheila Ann Thibeault.
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