Fisica Madala
Madala è un bosone che potrebbe spiegare la presenza e il comportamento della Materia Oscura nell’Universo.

Gli scienziati dello High Energy Physics Group (HEP) hanno annunciato l’esistenza di Madala, un nuovo bosone che potrebbe aiutare i fisici a spiegare la presenza e il comportamento della Materia Oscura nell’Universo. Lo stesso Modello Standard, sostengono i ricercatori, risulta insufficiente per descrivere tali fenomeni.

L’ipotesi Madala, la particella più pesante mai osservata

L’ipotesi Madala, presentata alla University of Witwatersrand, nasce nel 2015. Essa si basa sui dati raccolti presso il Large Hadron Collider (Lhc) di Ginevra. Difatti, osservando i risultati ottenuti dalle collisioni protone-protone, gli scienziati avrebbero dedotto l’esistenza di una particella con massa di circa 270 GigaelettronVolt. A differenza del bosone Higgs, avente una massa di circa 125 GeV, Madala interagirebbe con il 27% della Materia Oscura che costituisce il nostro Universo.

Malgrado gli scienziati abbiano precisato che le loro congetture siano state formulate su dati puramente preliminari, gli stessi sono sicuri del fatto che il bosone abbia “un segnale intorno a 125.3 GeV che ha significatività statistica di 5 sigma [il che vuol dire una probabilità di errore dello 0,000028%, nda]. In altre parole, ci troviamo davanti a una nuova particella. È un bosone ed è il più pesante bosone finora osservato. Le implicazioni di una scoperta del genere sono così importanti per la fisica che dobbiamo essere estremamente diligenti e controllare i dati in modo maniacale“, ha riferito Joe Incandela, portavoce di Cms.

Perché gli scienziati vogliono studiare il bosone Madala

Il bosone gioca un ruolo cruciale per capire com’è fatto l’Universo: la misura precisa della sua massa ci permetterà di conoscere il passato (quello che è avvenuto un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang) così come il futuro. Infatti, il destino dell’Universo, in termini di stabilità o instabilità, dipende criticamente dalla massa dell’Higgs: la misura attuale di circa 125 GeV sembra collocarlo in una zona indefinita (la cosiddetta metastabilità). Come a dire: il mondo ancora non ha deciso in che direzione andare“, ha precisato Antonio Masiero, fisico teorico e vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

La fisica oggi si trova davanti ad un bivio simile a quelli dei tempi di Einstein e dei padri della meccanica quantistica” ha riferito Bruce Mellado, professore a capo del gruppo HEP, nel comunicato rilasciato dall’università sudafricana. “La fisica classica aveva fallito nello spiegare una serie di fenomeni e, di conseguenza, fu necessario rivoluzionarla grazie a nuovi concetti, come la relatività e la fisica quantistica, portando alla creazione di quella che noi oggi conosciamo come fisica moderna“.

Ancora una volta, l’Italia protagonista

Anche l’Italia, precisa Fernando Ferroni, presidente dell’Infn, ha svolto un ruolo attivo nella scoperta: “Sono stati anche i nostri scienziati, circa 600 in tutto, i nostri professori, i nostri giovani ricercatori a contribuire a questo successo. Per vent’anni si sono sacrificati e questo è un merito che va loro riconosciuto: se non sei bravo, nella fisica non vai da nessuna parte“.

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