Pokémon Go
Pokémon Go, la lista dei nostri dati collezionati da Niantic ed il suo possibile utilizzo

Pokémon Go è nell’occhio del ciclone da alcune ore a causa della violazione della privacy dei propri utenti. Se un giocatore decide di eliminare il proprio account, infatti, i dati fino ad allora raccolti dalla società sviluppatrice del gioco (Niantic) continuano ad essere conservati per un tempo indeterminato.

Il caso è stato sollevato da alcuni giornali internazionali, preoccupati dalla presenza di John Hanke, patron di Niantic, già implicato in passato in uno dei più grandi scandali di violazione della privacy, che colpì Google qualche anno or sono.

Pokémon Go, i dati personali di milioni di utenti potrebbero essere a rischio

Attualmente, Pokémon Go è il primo gioco mobile della storia scaricabile e giocabile in ben 60 Paesi del mondo. Questa incredibile popolarità, unità ad un utilizzo ancora non ben specificato delle informazioni personali, rischia di mettere a serio rischio i dati di milioni di utenti sparsi per il globo.

Al momento della prima installazione, infatti, l’utente dona (senza pensarci troppo) il proprio consenso all’accesso automatico alla fotocamera, al fine che il gioco possa usufruire della nuovissima realtà virtuale, all’accesso alla posizione geografica mediante l’antenna GPS ed ai contatti della rubrica. Questa serie di autorizzazioni sono obbligatorie per poter usufruire del gioco e l’utente, dunque, non può far altro che accettarle.

Ma non finisce qui. Secondo quanto affermato dalla stessa società: « Raccogliamo certe informazioni che il vostro dispositivo invia appena prima che voi utilizziate i nostri servizi; come ad esempio il modello del vostro dispositivo e le caratteristiche di quest’ultimo, il sistema operativo utilizzato o l’ultima pagina web visitata prima di giocare. » Se poi si ha l’intenzione di eliminare l’account i dati fino ad allora raccolti restano conservati sui server del gruppo per un periodo di tempo a « scadenza commercialmente ragionevole. » Senza meglio specificare cosa si intenda per “scadenza commercialmente ragionevole”.

C’è poco da fare, purtroppo. I maggiori introiti per il titolo video-ludico arrivano proprio dalla vendita e dall’utilizzo dei dati personali degli utenti e, dunque, senza di essi probabilmente non potrebbe nemmeno esistere. In un mondo oramai basato su questi metodi di guadagno, non ci resta che sperare che le già ristrette regole in materia di dati personali dell’UE (se paragonate a quelle degli USA), possano salvaguardare i nostri diritti di consumatori e cittadini.

VIALes Echos
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