Giochi, suonerie e avvisi di chiamata li paghi senza saperlo, attenti alla bolletta

Una bolletta ti sorprende sul calar della sera? Gonfia e pasciuta – la bolletta, non la sera – come non l’avevi vista mai? Sì, meglio prenderla sul ridere, perché tanto ormai il danno è fatto: a questo giro ti ritrovi costi davvero fortuiti. Per fortuna è possibile, quasi sempre, rimediare. Non solo: ci sono anche alcune tecniche preventive che puoi mettere in atto. Seguici e te lo raccontiamo.

DA DOVE VENGONO I COSTI IN PIÙ?

In questo dossier trattiamo le “bollettone” causate da servizi non richiesti. Ce ne sono di due categorie: quelli che l’operatore ha addebitato di nascosto oppure, più di rado, di cui ha cambiato costo all’improvviso; contenuti o abbonamenti “premium” di terze parti (servizi erotici) che sono stati attivati senza il nostro consenso o piena consapevolezza. Per ciascun problema, indicheremo anche la soluzione, che varia a seconda dei casi.

SERVIZI ATTIVATI DAGLI OPERATORI

Segreteria telefonica, servizi Chi è, contenuti fomiti dallo stesso nostro operatore (film, calcio, musica…): possiamo trovarceli addebitati in bolletta senza volerli. Alcuni, come la segreteria telefonica, danno fastidio anche se sono “gratuiti”, cioè privi di canone. Ha un costo, infatti, consultare la segreteria (quanto una chiamata a consumo o comunque erode il plafond di minuti inclusi nel canone). Non solo: può essere anche una seccatura dover controllare la segreteria alla ricerca di messaggi che qualcuno può aver lasciato per noi: di questi tempi, con Whatsapp e Facebook Messenger, davvero non abbiamo né bisogno né voglia di stare dietro anche alla segreteria. Unica eccezione: se abbiamo parenti anziani che proprio non vogliono comunicare con noi in altro modo e che, quando non rispondiamo, hanno l’abitudine di lasciare un messaggio in segreteria.

Per fortuna è molto facile disattivare la segreteria: basta digitare un codice sul telefono e premere sulla cornetta. Con Tim il codice è ##002#. Idem con Vodafone, dove però il comando ha l’effetto collaterale di disattivare anche tutti gli altri servizi di chiamata (come il trasferimento). Possiamo rivolgerci al 190 per disattivare solo la segreteria di Vodafone. Con Wind il comando cambia: ##004#. Ancora diverso con 3 Italia: ##21**11#.

SERVIZI A PAGAMENTO ATTIVATI DALL’OPERATORE

Un caso particolare sono quelli “Chi ha chiamato“: l’operatore ci manda un sms per avvisarci che qualcuno ci ha chiamati e ha trovato il cellulare irraggiungibile. Finora questo servizio era gratuito, ma da poco tempo è diventato a pagamento con tutti gli operatori. Di recente anche con 3 Italia.

Per disdire, telefoniamo al 40920 di Tim, al 42070 di Vodafone e al 43020 di Wind, seguendo le istruzioni vocali. Con 3 Italia basta digitare *112#.

Ci sono poi i servizi che l’operatore ci attiva senza il nostro consenso. Una volta scoperti in bolletta, disattivarli è facile: bisogna chiamare il numero di cali center dell’operatore. Per Telecom Italia è il 187, per Tim è il 119. Vodafone ha il 190, Wind il 155 e 3 Italia il 133. Può capitare anche che l’operatore aumenti di colpo il costo della nostra tariffa a fronte di servizi aggiuntivi che ci promette. È successo di recente con Tim Prime e Vodafone Exclusive, mosse bloccate però dalle autorità competenti. La legge infatti permette aumenti di prezzo senza però includere servizi extra. Sembra un controsenso, ma la normativa è pensata così per evitare che l’operatore attivi servizi non richiesti e per obbligarlo a correre il rischio di perdere il cliente se fa aumenti. Le ”rimodulazioni’’ infatti ci danno il diritto a disdire gratis- senza costi di uscita. L’operatore, inoltre, è obbligato ad avvisarci con 30 giorni di anticipo.
SERVIZI PREMIUM DI TERZE PARTI

La principale minaccia ai nostri portafogli, su cellulare, è però probabilmente un’altra, a quanto riferiscono Agcom e Altroconsumo sulla base delle denunce fatte dagli utenti. E sono i servizi premium di terze parti che si attivano sul nostro contratto, a mo’ di abbonamenti (per 5 euro settimanali, tipicamente). Succede così: navighiamo su un sito qualunque oppure usiamo un’app e ci appare un banner pubblicitario. Senza volere ci clicchiamo e finiamo abbonati al servizio. In certi casi, ci può apparire una finestra dove bisogna cliccare “ok” per avere il contenuto pubblicizzato (un gioco, un video erotico o anche semplicemente le previsioni del tempo). Il meccanismo che c’è dietro è piuttosto complicato. A quanto Idea Web ha potuto appurare, c’è un accordo (di per sé del tutto legale) tra l’operatore e il fornitore i quel servizio o contenuto. ”L’accordo prevede che l’operatore fornisca il numero di telefono dell’utente al fornitore del servizio. Il numero viene associato all’indirizzo ip di navigazione. In questo modo avviene l’addebito sul conto”, spiegano dall’Agcom. È una catena complicata perché dietro ci sono anche altri soggetti: quelli che gestiscono il sito o l’app dove appare la pubblicità; il network pubblicitario che la distribuisce. Tutti si spartiscono i soldi dell’utente.

Quando scriviamo, l’Agcom e l’Antitrust sono al lavoro per limitare il fenomeno e già gli operatori si sono impegnati, d’ora in avanti, per monitorarlo meglio e così evitare addebiti non voluti. È quanto dichiarano anche a Idea Web (vedi le interviste, in queste pagine).

PAROLA D’ORDINE: PREVENIRE!

Installare un’app come AdBlock Plus limita la nostra esposizione al pericolo o un browser specifico (come l’Adblock Browser). La conseguenza negativa è che potrebbe essere rallentata la connessione o potremmo avere una errata visualizzazione di alcuni siti.

In secondo luogo, serve prudenza con i banner pubblicitari: attenti ai clic. Terzo: attenti ai segnali di allarme, come ricevere un sms che ci segnala l’attivazione di un servizio o che ci dà il benvenuto. Attenti insomma agli sms che non riusciamo a spiegarci. Gli operatori telefonici stanno chiedendo ai fornitori di questi servizi di avvisare gli utenti quando scatta l’abbonamento e quando avviene l’addebito (non è detto però che tutti loro rispettino la regola). Quarto: leggiamo con attenzione le nostre bollette, a caccia di addebiti sospetti. Una volta scoperto l’addebito, dobbiamo disattivare il servizio. Un tempo avremmo consigliato di fare una ricerca su un motore con il nome del servizio e la parola chiave “disattivare”, per poi trovare le modalità specifiche di disattivazione. Adesso, però, conviene chiamare direttamente l’operatore. Dopo le ultime e numerose pressioni fatte da Agcom, i gestori hanno attivato modalità molto semplici per disattivare i servizi premium. E poi, visto che ci siamo, possiamo chiedere anche un rimborso. Anche quest’ultimo è reso più facile e automatico dagli operatori, negli ultimi mesi.

OTTENERE UN RIMBORSO

Per prima cosa dobbiamo quantificarlo. Se non ci riusciamo da soli, vedendo nelle bollette, chiediamo il totale all’operatore (al cali center, all’atto di disattivare il servizio). Contestualmente, possiamo chiedere il rimborso del servizio, dichiarando di non averlo mai richiesto e, in caso di rifiuto (sempre meno frequente), di essere pronti a passare a vie più formali, fino alla procedura di conciliazione presso l’Agcom. Queste minacce, dimostrando che l’utente è bene informato sui propri diritti, dovrebbero bastare. Varie storie di utenti, pubblicate online, rivelano che gli operatori ascoltano più spesso le lamentele sui social network (perché sono pubbliche e tutti possono leggerle, a differenza di quelle fatte al telefono).

Se tutto fallisce (magari l’operatore si offre solo di rimborsare parte dell’addebito e ne avanza ancora una bella cifra), c’è appunto la strada della procedura di conciliazione presso un Corecom della propria regione o un’associazione dei consumatori. È una procedura gratuita.

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