Google Foto
Google Foto ha introdotto la possibilità di avviare la ricerca di un’immagine attraverso l’inserimento di una simpatica emoji.

A partire dal 1 aprile 2016, Google Foto si è fatto portavoce di una nuova funzionalità all’interno delle sue innumerevoli applicazioni. Nello specifico, ha introdotto la possibilità di avviare la ricerca di un’immagine, nell’archivio di Google Drive, attraverso il semplice inserimento di una emoji nella barra di ricerca.

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Eppure, non in questo caso: infatti, Google ha davvero integrato una nuova funzionalità nella sua applicazione, malgrado in molti abbiano pensato subito che si trattasse di un altro “Pesce d’Aprile“, considerata la data scelta per comunicare la notizia.

La ricerca di un elemento mediante l’inserimento di una parola chiave, non sempre produce dei buoni risultati. E, pertanto, Big G avrebbe pensato di utilizzare delle piccole immagini, rappresentate proprio dalle emoticon, per consentire all’utente di poter rintracciare l’immagine desiderata nel proprio archivio di Google Drive; e tale ricerca si basa sullo stesso meccanismo di riconoscimento degli oggetti, in precedenza già impiegato da Google Foto per la categorizzazione delle immagini.

Al momento, questo nuovo metodo di indagine sembra funzionare perfettamente. Se, per esempio, si inserisce l’emoticon del cane il motore di ricerca produrrà, di conseguenza, una serie di immagini relative all’animale. La stessa cosa vale per l’emoticon che indossa gli occhiali da sole, la quale fornirà altrettante rappresentazioni del sole, del mare, della spiaggia e fotografie affini.

Eppure, il dubbio sorge sull’effettiva ottimizzazione dei tempi da parte dell’utente nella fase preliminare della ricerca. Individuare l’emoji – in grado di raffigurare l’immagine di cui si ha bisogno – potrebbe richiedere più tempo del dovuto rispetto a quanto si impiegherebbe, in genere, nel digitare la parola stessa. Tuttavia, questo tipo di “attività ludica” potrebbe risultare divertente per i bambini o per “riscoprire” alcuni cimeli sepolti e, spesso, dimenticati nell’oblio dell’archivio di Google Drive.

FONTEGoogle
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