Batteria
Batteria alla plastica, una speranza per il futuro del pianeta

Batteria alimentata da plastica è stata inventata da ricercatori giapponesi ed è la prima al mondo del suo genere. Una speranza per il futuro del nostro pianeta, specialmente per la salute degli oceani, da sempre inquinati a causa di questo materiale.

La batteria è capace di rompere i legami molecolari di una della materie plastiche più diffuse, il polietilene tereftalato (più comunemente noto come PET o polyestere), e ricavarne l’energia necessaria per alimentare apparecchi elettronici. Il suo nome è “Ideonella sakaiensis” ed è stata presentata da dei ricercatori giapponesi in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista accademia americana “Science“.

Fino ad ora nessuno era mai stato in grado di scomporre il PET, in quanto le sue molecole sono fortemente legate tra loro. In un laboratorio giapponese, però, alcuni studiosi sono riusciti nell’impresa: in 6 settimane hanno disintegrato completamente un’intera bottiglia di plastica, trasformandola in energia.

Pareri favorevoli da tutto il mondo accademico

Batteria mangia-plastica, scoperta grazie ad un esame genetico che ha permesso di analizzare due enzimi capaci di scomporre il PET e ricavarne energia. Essa è, inoltre, vista di buon occhio da quasi tutto il mondo accademico. Secondo quanto dichiarato alla rivista “The Guardian” dal dottor Tracy Mince, ricercatore presso il “Woods Hole Oceanographic Institution”, « Questo è il primo studio rigoroso di quelli visti da me fin’ora, che mostra un materiale plastico scomposto da dei batteri” ».

Pareri favorevoli anche da parte del biochimico tedesco  Uwe Bornscheuer, che si dice entusiasta e speranzoso di vedere, in futuro, il PET smaltito in maniera ecologica. Una speranza anche per il problema dell’inquinamento degli oceani, da sempre martoriati da materiali plastici che distruggono e alternano gli equilibri degli ecosistemi marini.

In un periodo in cui le esigenze energetiche degli utenti, legate alla tecnologia, sono sempre maggiori, l’invenzione potrebbe rappresentare un punto epocale di svolta. Purtroppo, però, non si è ancora a conoscenza dei suoi eventuali utilizzi futuri, ma si pensa e si spera che essa possa essere utilizzata in campo tecnologico ed offrire un’adeguata capacità energetica a quanti più dispositivi possibili.

VIAThe Guardian
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