holacracy
Holacracy elimina la figura del boss

Holacracy è la svolta per quanti non sopportano il proprio capo. Basta, quindi, con la figura vertice del posto di lavoro, ma solo colleghi e parità di livello. È quanto propone Brian Robertson grazie al suo progetto innovativo che si basa, essenzialmente, sulla sostituzione di capi e responsabili con una buona dose di responsabilità ad ogni ruolo di occupazione.

Cosa è Holacracy

Il progetto, in buona sostanza, è un sistema lavorativo in grado di garantire lo stesso livello – e, forse, anche di più – di produttività e redditività. Alla base di Holacracy starebbe, appunto, il concetto di responsabilità decretata ad ogni lavoratore e che, di fatto, cancella la figura vertice dell’organigramma.

Dal sistema piramidale, occupato dal capo, dal leader, dal Ceo o dall’amministratore delegato che dir si voglia, si passerebbe ad un sistema a cerchi (che ricorda molto da vicino l’antico concetto di “tavola rotonda” del MedioEvo).

Il nuovo sistema è stato ampiamente spiegato nelle sue dinamiche in un libro dal titolo “Holacracy: The new management system for a rapidly changing world“. Che è già molto esplicativo sin dalle prime battute.

Una lettura consigliata, non c’è che dire, per quanti non amano sentirsi subalterni a nessuno. E che, come detto, non nutrono sicure simpatie nei confronti dei capi. Partendo dal concetto di miglioramento delle condizioni di lavoro e della progettualità che dovrebbe essere parte integrante per la riuscita al meglio del nostro lavoro, l’autore del libro paragona la teoria di Holacracy ad un sistema operativo, come tanti ne conosciamo. “Holacracy non prescrive il modo in cui le cose vanno fatte, ma si limita a stabilire le regole che sono alla base del gioco, ovvero come devono funzionare le relazioni lavorative per fare in modo che tutti pedalino nella stessa direzione”, si legge nel testo.

E, si badi bene, non si tratta di anarchia. Ma di una diversa impostazione nella struttura. Ora, c’è solo da vedere chi è disposto ad accogliere Holacracy nella propria azienda e fare in modo che il progetto diventi una realtà. Forse, ciò incontrerà dei sicuri scetticismi. Tuttavia, ci si aspetta che l’affiatamento che spesso si crea in alcuni contesti lavorativi possa portare i lavoratori a collaborare per un comune obiettivo. Magari mettendo da parte rivalità e invidie, antipatie e rancori verso altri colleghi o, come dicevamo, verso il capo.

Articolo precedente8 marzo: Vodafone regala 2 Giga di Internet ai tutti i clienti
Articolo successivoFacebook integra Spotify in Messenger