Robot Bambin Gesù
Due robot aiuteranno i bambini con problemi motori

Due robot all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Santa Marinella, in provincia di Roma. Si chiamano Arm e Hand, come braccio e mano in inglese, e Wirst, come polso. Sono due supporti, ideati per la riabilitazione dei bambini con problemi motori a carico del sistema nervoso e muscolo-scheletrico.

Nella fattispecie, il robot Arm e Hand sarà in grado di guidare i movimenti eseguiti, appunto, con la spalla e con il gomito; mentre Wrist interagirà con i movimenti del polso e, quindi, guiderà anche quelli della mano. I due robot, si può ben dire, interagiranno l’un l’altro permettendo al bambino di muoversi e, giorno dopo giorno, raggiungere i progressi sperati. Si tratta di un trattamento che prevede circa 20 sedute durante le quali i robot – sembra strano a dirsi – impareranno a conoscere, adattandosi, alle esigenze specifiche del bambino. Inoltre, le due macchine potranno seguire ogni giorno circa 6 casi nell’arco di un’ora. E, nel lungo termine, si spera di poter essere d’aiuto a circa 100 bambini con difficoltà motorie.

È un approccio ludico, il bambino non si accorge di fare la riabilitazione e invece in una seduta fanno più di mille movimenti”, spiega Enrico Castelli, responsabile della Neuroriabilitazione pediatrica del Bambino Gesù.  E il progetto è stato possibile grazie alla donazione della Fondazione Roma e va ad affiancarsi a quello già in uso di nome Locomat, ovvero un dispositivo che aiuta il paziente nella riabilitazione degli arti inferiori e sempre in uso nella struttura ospedaliera della cittadina costiera di Santa Marinella.

La speranza è quella di aiutare i bambini ad afferrare gli oggetti e manipolarli. Adattandosi ad ciascun bambino, infatti, i due “medici robot” consentiranno ai piccoli pazienti di correggere i propri movimenti ma, soprattutto, adattarsi alla crescita dei bambini stessi già a partire dall’età di 3 anni. E, infine, con l’acquisire dei naturali progressi, i robot avranno la capacità di modificare il proprio piano di interazione e adeguarsi alle richieste evolutive del paziente, personalizzandone il trattamento.

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