Malware
I Malware possono nascondersi molto bene nei siti di streaming illegali

Malware è un termine che incute timore a tutti gli internauti. La preoccupazione aumenta sempre più visto che i dispositivi che utilizziamo contengono un’enorme mole di dati sensibili. Secondo uno studio condotto da Digital Citizens Alliance in collaborazione con la RisklQ (società che si occupa della sicurezza dei sistemi informatici), è stato scoperto che i siti di streaming illegali possono nascondere una grande minaccia.

Malware nascosti

Oggi sono in molti ad avere la consuetudine di guardare l’ultimo film uscito al cinema o la partita della propria squadra del cuore su uno di quei tanti siti illegali che promettono una visione gratuita e di qualità. Questo comportamento non solo viola le normative vigenti in fatto di copyright, ma potrebbe potenzialmente danneggiare il sistema informatico di chi ne fa utilizzo.

Da ciò che è stato scoperto dallo studio citato all’inizio, questo tipo di siti potrebbero nascondere numerose insidie e soprattutto numerosi malware. Le probabilità di incappare in una simile situazione diminuiscono sensibilmente visitando siti legali e usando Internet con prudenza e discrezione. Questo, almeno, è quello che risulta da questo report.

I risultati dello studio

Nella fattispecie, lo studio ha confrontato un campione di siti altamente trafficati e noti per la grande distribuzione di materiale pirata con un campione di siti legali selezionati casualmente dalla classifica stilata dalla società Alexa. Da questo confronto, è emerso che circa il 33 % dei siti pirata aveva avuto problemi di malware con una frequenza piuttosto alta, mentre tale situazione è capitata solo nel 2 % dei casi nei siti legali di video streaming.

Sicuramente si tratta di dati allarmanti. Tuttavia è confortante sapere che è possibile ridurre questa  incappare in un software malevolo visitando siti legali o acquistando la proprietà sugli store ufficiali. Così facendo non solo si manterrà un comportamento che rispetti l’etica del diritto d’autore, ma si preserverà la propria sicurezza informatica.

VIAThe Washington Post
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