batteria rabarbaro

Il rabarbaro sarà la batteria del futuro e il progetto parte da un team di studiosi dell’Università di Harvard che collaborando con l’Università  ‘Tor Vergata’ e della Fondazione Bruno Kessler hanno scoperto come sfruttare questa pianta per immagazzinare energia elettrica.

Le batterie vengono utilizzate quotidianamente per alimentare qualsiasi dispositivo portatile a partire dagli smartphone e tablet ma purtroppo contengono dei materiali tossici che sono pericolosi per l’ambiente e per le falde acquifere. Proprio questo motivo ha spinto dei ricercatori a trovare un elemento pulito e a basso impatto ambientale e grazie ad alcuni studi si è arrivato al “rabarbaro”.

Questo nuovo tipo di batteria accumula l’energia in contenitori pieni di una soluzione liquida colma di elettroliti e proprio su questo principio chimico si basa tutto il processo. Il brevetto è stato acquisito da Green Energy Storage, azienda con sede a Roma e ha dichiarato la stessa che le batterie al rabarbaro verranno commercializzate nel 2017.

Il costo delle costruzione di queste nuove pile è davvero basso e sarà inferiore a quelle attuale permettendo addirittura la ricarica delle stesse. In questo modo le famiglie potranno risparmiare migliaia di euro evitando anche di inquinare l’ambiente.

La nuova tecnologia potrà essere anche sugli smartphone e proprio per questo molte società costruttrici stanno cercando di prendere accordi con Green Energy Storage che ha dichiarato: “L’energia è immagazzinata in maniera reversibile in forma ridotta e ossidata che circola da contenitori esterni al serbatoio principale della batteria… Abbiamo raggiunto un accordo con Harvard di licenza esclusiva in Europa ed entro la metà del 2016 avremo batterie con potenza superiore al kilowatt”.

Sicuramente una tecnologia che cambierà la nostra vita e quella dell’ambiente

“Uno dei problemi delle energie rinnovabili è la possibilità di immagazzinarla”, ha spiegato la ricercatrice Adele Vitale, dell’azienda Green Energy Storage. “Non può essere realizzata costantemente, per esempio in caso di carenza di vento o di sole, mentre in altri attimi se ne produce troppa”. Per questo, ha aggiunto, è necessario immagazzinarla.

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