I bambini abbandonano i PC per i videogiochi su smartphoneC’era un tempo in cui i bambini si annoiavano abbastanza in fretta a giocare con Snake su un Nokia 3310. Altri tempi, direte. C’erano le console e i giochi su PC a farla da padrone, con esperienze di gioco ben più coinvolgenti. Ma per i giovanissimi nativi digitali il gaming su grande schermo comincia ad essere più un ricordo del passato che una pratica quotidiana. Un’indagine di mercato condotta da NPD Group conferma quello che era già evidente a molti genitori: ovvero che i bambini preferiscono giocare su smartphone e tablet.

Lo studio si è basato su rilevazioni nella fascia di età compresa tra 2 e 17 anni. Il 63 per cento degli intervistati ha dichiarato che preferisce giocare su un dispositivo mobile. Poi ci sono altri dati che suffragano la tesi del progressivo abbandono di console e PC: il 45 per cento dei bambini e ragazzi ha dichiarato di utilizzare un PC di casa per il gioco, con un calo di 22 punti percentuali rispetto al 2013. “Il declino risulta evidente presso tutte le fasce di età, ma è particolarmente intenso in quella dei 2-5 anni”, sostengono gli analisti. Le console per videogiochi stanno anche perdendo terreno: sono usate dal 60 per cento dei bambini intervistati, rispetto al 67 per cento registrato nel 2013.

A questi dati vanno aggiunti anche le vendite in calo dei PC, mentre la corsa ai dispositivi mobili non accenna a fermarsi. La distribuzione mondiale di personal computer nel secondo trimestre del 2015 (aprile-maggio-giugno) ha raggiunto la cifra di 68,4 milioni di unità, con un decremento del 9,5 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2014. Il PC come luogo-principe in cui navigare, modificare file, giocare, vedere film nelle famiglie cede sempre più spazio agli smartphone e tablet. Questa migrazione si è registrata prima tra gli adulti, e solo successivamente i bambini hanno adeguato le loro pratiche alla situazione esistente. Le vendite di console rimangono ancora forti – secondo NPD Group – ma su smartphone le ore di gioco si moltiplicano per via della frequenza media con cui questi dispositivi sono tra le mani dei bambini.

Infatti il tempo speso su dispositivi mobili è aumentato, raggiungendo le sei ore settimanali. Intorno 41 per cento dei ragazzi intervistati da NPD ha detto che spendono più tempo a giocare sui dispositivi mobili rispetto ad un anno fa. Oltre alla spesa di tempo aumenta anche l’esborso economico per l’acquisto dei videogiochi. La quantità di denaro speso per l’acquisto di app dai bambini (o dai genitori) nel corso degli ultimi tre mesi è salita mediamente da 5 dollari a 13 dollari. Un discorso a parte meriterebbero, poi, i giochi Free-to-Play, che di fatto rappresentano una vera e propria piaga per gli utenti delle piattaforme Android e Apple, in quanto sono piene zeppe di acquisti in-app e nelle mani di un bambino possono rivelarsi una scelta tutt’altro che economica. Comunque, in linea generale, le medie di prezzo sono più a buon mercato rispetto al costo medio dei videogiochi per console o PC, e questo continua a far pendere l’ago della bilancia per la scelta degli smartphone e tablet.

Il gaming fisso rimane, dunque, appannaggio delle fasce più adulte, che si affezionano a storie più complesse rispetto ai titoli per app store, e soprattutto sono più esigenti in termini di qualità del prodotto ed esperienza di gioco.

Rimangono, tuttavia, delle perplessità di fronte a questo trend, perlopiù dettate dai potenziali pericoli a cui si espongono i più piccoli, soprattutto quando vengono lasciati per troppe ore in balia dei videogiochi su dispositivi mobili. Se con una console era più facile limitare le ore di gioco, adesso sempre più difficilmente viene tolto uno smartphone dalle mani dei bambini. Inoltre in fasce di età così giovani fissare per molte ore schermi così piccoli porterebbe, nell’immediato, ad un indebolimento della capacità di messa, ma anche a danni alla vista per il futuro. Secondo l’oftalmologo inglese David Allamby circa la metà dei bambini che oggi hanno 10 anni, tra venti anni potranno diventare miopi. Forse, al variare della abitudini tecnologiche, bisogna anche far crescere un uso responsabile di questi dispositivi.

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