Alphabet Google
Google crea Alphabet: tesi contrastanti sul rebranding dell’azienda

 

Alphabet si occuperà di tutto ciò che è lontano dal mondo del web e riguarda strettamente i settori di ricerca e sviluppo: l’annuncio della creazione del nuovo brand di Google è stata data pochi giorni fa ed ha già scatenato reazioni contrastanti. Da una parte infatti chi vede in questo modo un rilancio di Google, dall’altra chi vede questa operazione come totalmente inutile, come l’inizio della fine.

Alphabet Google: i pro e i contro

I sostenitori della scelta fatta da Google creare il marchio Alphabet trovano che sia ottimale, per la gestione aziendale delle diverse divisioni create, che ognuna abbia un proprio CEO (Larry Page sarà l’amministratore delegato, e Sergey Brin il Presidente). Questo infatti permetterà di semplificare le analisi dei vari andamenti di ognuna permettendo di trovare più facilmente dei correttivi.

 

Inoltre con questa strategia saranno contenti gli investitori – che da tempo si lamentavano del’eccessiva distanza di molte divisioni dalla concezione Google improntata sulle ricerche del web. Come scritto da Larry Page nella sua lettera a presentazione del nuovo marchio,  Alphabet Inc. inoltre andrà a sostituire Google Inc. nelle quotazioni in borsa, dove le azioni del nuovo brand manterranno gli stessi diritti e saranno convertite nello stesso numero di quelle del vecchio.

 

Google è a corto di idee?

Parere del tutto contrastante è quello espresso da Geoffrey James (autore del pluripremiato blog Sales Source) secondo il quale il rebranding di Google in Alphabet “significa che l’azienda è a corto di idee”. Sostiene in fatti che se in alcuni casi creare un nuovo marchio per un’azienda che naviga – per diversi motivi – in cattive acque possa costituire un’ancora di salvataggio, ma nel caso di Google il rebranding non avrebbe alcun senso.

 

Secondo James se l’azienda – dopo aver lanciato numerosi nuovi prodotti che hanno fatto flop – decide per il rebrand, significa semplicemente che “è a corto di idee e punta sulle apparenze piuttosto che sulla sostanza”: perché è vero che Google domina la pubblicità online con il suo search-engine e grazie a YouTube, ma è anche vero che non ci sono stati ulteriori prodotti validi al livello di essere considerati un successo finanziario.Anche Android, nonostante sia molto popolare come sistema operativo alternativo ad iOS, con la pubblicità non produce tanti profitti quanti sono quelli degli annunci visualizzati sui dispositivi Apple.

In sostanza James sostiene che il rebranding effettuato con Alphabet sia un semplice rimescolamento di carte dispendioso a livello di energie e denaro, che trasformerà Google da una macchina per fare soldi a un mero bene da acquisire. Voi cosa ne pensate?
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