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Uno smartphone, forse più di qualunque altro dispositivo, invecchia molto velocemente, più di quanto dovrebbe. È un problema reale o solo una leggenda metropolitana?

Forse un po’ entrambe le cose. Sono diversi i fattori che influiscono sulla vita di uno smartphone e di certo il tipo di utilizzo è uno dei fattori che influisce in maniera più o meno preponderante. Ci sono, però, anche altri fattori quali il supporto agli aggiornamenti, il tipo di hardware e la nostra psiche.

Influenza dell’Hardware.

In generale uno smartphone costa di più perché realizzato con componenti migliori, quelle di ultima generazione, quelle che dovrebbero durare di più e di conseguenza gli smartphone che hanno costi minori essendo dotati di componenti hardware meno prestanti durano anche di meno nel ciclo complessivo della vita di un dispositivo mobile, almeno così dovrebbe essere in teoria. Project ARA potrà sopperire a questo problema?

Influenza del software.

Oltre all’hardware una componente importante è anche il software che come sappiamo ha un supporto di 18 mesi nel caso di Android, alcuni produttori superano questo limite, e di maggiore durata nel caso di altri software. Anche se un aggiornamento dovrebbe continuare a funzionare su dispositivi datati non sempre questi vengono aggiornati, anche se supporterebbero l’update, perché i produttori ci tengono a spingere il consumatore a spendere acquistando sempre nuovi modelli.

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Oltre al mancato arrivo del software più aggiornato, il mancato update può portare ad incompatibilità delle nuove applicazioni e ancor più grave la mancanza di patch di sicurezza e correzioni di bug. Un esempio è quello di Android 5.0 Lollipop che non è ancora arrivato sulla maggioranza degli smartphone e non si sa quando e se arriverà che Google è già in fase di rilascio di Android 5.1 e sta lavorando sulla versione Android 5.2.

Tipo di utilizzo e usura.

Qualsiasi prodotto si utilizzi in modo intenso ha una minore durata di vita, maggiore utilizzo significa maggiore usura e quindi tempi inferiori di ricambio rispetto a chi utilizza lo smartphone in modo più blando. Per fare un esempio, è ovvio che chi utilizza il telefono per lavoro lo sfrutta in modo completamente diverso da chi lo utilizza solo per scopo ricreativo.

Influenza della psiche.

Da non dimenticare e nemmeno sottovalutare l’influenza della nostra psiche sulla decisione di acquistare un nuovo smartphone fiammante. Non c’è scampo, il marketing ci influenza più di quanto si creda. All’uscita di un nuovo smartphone dotato di tutte le ultime componenti hardware e software iniziamo a trovare mille difetti nel nostro dispositivo che fino a quel momento ci sembrava andasse veramente alla grande. Inizia a sembrare più pesante, il display ha perso quella brillantezza iniziale, si notano lag che prima non c’erano e tante altre cose che si possono definire come un’obsolescenza percepita.

L’obsolescenza programmata.

Naturalmente non si può escludere da queste considerazioni l’obsolescenza programmata che porta il prodotto a guastarsi proprio allo scadere del periodo di garanzia facendo sì che il costo di riparazione superi quello di mercato del prodotto stesso. Devo dire che nel settore degli smartphone un caso di obsolescenza programmata non mi è mai capitato e il mio Galaxy S2 continua a funzionare e fare il suo dovere senza problemi e con cui mi diverto a provare custom ROM di continuo.

La situazione ideale.

Certo l’ideale sarebbe un supporto continuo del produttore dello smartphone per almeno tre anni sia a livello software che hardware ma non sarebbe molto conveniente perché il ricambio sarebbe molto più lungo. Però, se iniziasse qualche produttore proponendolo come incentivo all’acquisto prenderebbe molti punti agli occhi dei consumatori e magari convincere anche altri produttori a fare lo stesso.

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