ricarica wireless
Oramai la ricarica wireless è diventata realtà da molti mesi e i produttori oramai puntano a migliorarla sempre di più cercando allo stesso tempo di aumentarne la portata e ovviamente il quantitativo di energia che può trasportare, ma come funziona? Quali sono i suoi segreti?

Sembrerebbe quasi magia il poter poggiare il nostro smartphone su una superfice, e senza che vi sia un contatto diretto o senza il collegare alcun cavo notare che la batteria dello stesso si stia ricaricando, eppure, è una tecnologia talmente semplice che molti si stanno chiedendo come mai non è mai stata applicata prima.
Tutto si baserebbe infatti su due componenti fondamentali, una bobina ricevente e una bobina che riesce a creare campi elettromagnetici i quali vengono spediti periodicamente a brevissima distanza, parliamo infatti di un raggio d’azione di pochi centimetri, a scopo di “sondare” eventuali bobine riceventi le quali risponderanno e la ricarica ad induzione, così è definita, avrà inizio.
Vi starete chiedendo certamente quale sarebbe il trucco che consente a due bobine di comunicare tra loro, ebbene, possiamo tranquillamente dire che il principio si basa esattamente sulle stesse basi che consentono ai nostri smartphone di connettersi ad una antenna, ossia la possibilità di generare una differenza di potenziale tra la bobina che trasmette energia e quella che riceve questa energia, ovviamente, in questo caso si tratta di cambiare la parte riguardante l’energia trasmessa la quale come sappiamo dovrà essere di gran lunga maggiore senza però risultare eccessiva.
Come potete immaginare il non trasmettere direttamente la carica elettrica ha svariati vantaggi, come ad esempio la possibilità di limitare la quantità di energia che arriva all’interno della bobina interna al nostro smartphone ma soprattutto, il fatto che lo stesso device si scaldi di gran lunga meno con ottimi benefici per la nostra batteria la quale come sappiamo soffre davvero tanto il calore, e soprattutto è meno soggetta a sovraccarichi considerando il fatto che il flusso di corrente viene gestito dal nostro smartphone e non da un trasformatore esterno allo stesso, tuttavia, questa tecnologia ha dei grossi svantaggi, come ad esempio i tempi di ricarica che risultano essere notevolmente maggiori e ovviamente, la poca diffusione della stessa!
[via]

Articolo precedenteGoogle Play Services SDK: arriva la versione 7.0
Articolo successivoGalaxy A7: recensione di un altro phablet Samsung